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I giovani “Guerrieri” di Viviana: l’inviata catanese che racconta ai ragazzi il significato del coraggio

Di Redazione |

Convivono con la guerra, la violenza, la povertà, ma non se ne vogliono fare schiacciare. E per questo si tuffano tra ostacoli giganteschi, a zig zag tra la paura e la voglia di prendere in mano la propria vita. Sono tredici guerrieri poco più che bambini che lottano per i loro sogni, per cambiare il mondo o semplicemente per poter andare a scuola. Come l’inglese Millie, che ha perso la vista ma non il fegato di buttarsi con gli sci a 115 chilometri l’ora, o Emma che urla il suo silenzio contro la lobby delle armi, o il piccolo Wang Fuman che percorre 4 chilometri anche a meno 9 gradi per stare tra i banchi. O come il grassottello 15enne pachistano Aitzaz che muore sventando un attacco suicida e salva la vita ai compagni di scuola.

Tredici ragazzi e ragazze da tutto il mondo che ci fanno pensare quanto la vita sia magica. Danno una bella lezione a indifferenza e paure degli adulti e rubano il cuore al lettore per la loro umanità e il loro coraggio, per la capacità di imparare a cadere e a rialzarsi. Sono i tredici giovani eroi quotidiani di “Guerrieri di sogni” (Mondadori Ragazzi, illustrazioni di Paolo d’Altan), il nuovo libro di Viviana Mazza, (dedicato alla sua bambina di pochi mesi, Rosa Serine), inviata della redazione Esteri del Corriere della Sera, in cui trasferisce lo sguardo curioso, documentato, profondo della giornalista che ha fame e voglia di storie vere.

Catanese, diploma al liceo Cutelli, agli esordi collaboratrice anche del nostro quotidiano La Sicilia, laurea in Scienze della comunicazione a Torino, master alla Columbia University e all’Università americana del Cairo, con la sua sensibilità ha trovato una chiave, un linguaggio adatto «per raccontare l’attualità a bimbi e adolescenti». Due nuove opere in uscita – a marzo “Le ragazze di via Rivoluzione”, per Solferino, e l’anno prossimo un altro libro per il pubblico adulto – Viviana Mazza ha già firmato “Storia di Malala”, simbolo del diritto allo studio delle ragazze, Nobel per la Pace a 17 anni. «Una ragazzina che ha il coraggio di fare cose che gli adulti non fanno – racconta -. Molti studenti che ho incontrato nel presentare il libro mi chiedevano cosa significasse avere coraggio. “Guerrieri di sogni” si collega a Malala perché ancora una volta narra di ragazzi e ragazze che affrontano situazioni difficili combattendo».

Molte storie le ha incrociate nel suo lavoro. «Per esempio, avevo scritto sull’Orchestra femminile afghana e Negin mi aveva colpito per il suo ruolo di leadership in un Paese in cui alle donne era stato impedito di studiare. Ha in comune con Malala l’appoggio del padre. Si pensa spesso che siano sempre gli uomini a ostacolare le donne, ma in una società che non le favorisce, queste ragazze hanno realizzato qualcosa grazie ai papà abbastanza aperti da capire l’importanza dell’istruzione. Una storia che supera gli stereotipi, anche quelli degli occidentali». Altri incontri sono nati proprio per il libro. «Volevo allargare lo sguardo, così, tra gli altri, ho scritto di Kevin tra le gang dell’Honduras, di Maud dello Zimbawe, la più giovane studente universitaria d’Africa, e dell’atleta paralimpica inglese Millie, dall’ottimismo incredibile». Storie che emozionano e aiutano grandi e piccoli a conoscere il mondo. Storie vere, non favole: qualcuna senza lieto fine. «Ho scelto di raccontare di Hamza, di una guerra di cui i bambini sono vittime – spiega – I nostri ragazzi hanno una percezione dell’orrore in Siria attraverso la tv, ma lasciamo queste immagini a galleggiare, quasi per paura di turbarli, mentre è una nostra responsabilità cercare di spiegare quello che accade».

Il libro si chiude con Yacoub Said, arrivato con un barcone a 14 anni a Lampedusa nel 2011. Un ragazzo del Camerun scappato dalla Libia – dove viveva con la madre, mai più rivista e alla quale scrive una lettera commovente – cresciuto a Camporeale e che ora vive e studia a Palermo. «Fa riflettere su cosa significhi sentirsi sempre diverso. Ho voluto raccontare il suo punto di vista sull’integrazione: a Palermo sta bene, ha trovato calore e accoglienza, ma anche difficoltà. Il bisogno di integrazione si mescola alla voglia di realizzarsi, di avere un lavoro, desideri che condivide con tutti i ragazzi della sua età».

Cosa vuol dire essere guerrieri di sogni? «Volevo mostrare ai ragazzi italiani quello che succede ai loro coetanei in altre parti del mondo. L’infanzia e l’adolescenza sono momenti in cui si è parte attiva della società, i ragazzi spesso si trovano in situazioni enormi e sono costretti a prendere decisioni. Vivere in un Paese in guerra e percorrere la strada che ti porta a scuola sono ostacoli diversi, ma in tutte le battaglie la cosa più importante non è la vittoria, ma avere la voglia di scendere in campo, di voler cambiare la realtà con i propri sogni».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA