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L'intervista

Il gigolò Roy: «A Catania contattato da un marito e poi “ospite” di un’imprenditrice iblea»

Il racconto di un professionista

Di Laura DiStefano |

«Sono stato diverse volte in Sicilia. Conosco in particolare l’aeroporto di Catania». Roy Dolce, gigolò professionista da più di venti anni, è stato ingaggiato da clienti di queste latitudini. La sua base è a Modena, una città strategica a livello geografico. Tra le tante “trasferte siciliane” ne ricorda due in particolare. Una a Catania e l’altra a Ragusa. Nella prima a contattarlo è stata una coppia. Anzi il marito. Un gioco dei ruoli. Il coniuge era spettatore di quello che accadeva tra Roy e la moglie. Il teatro «era il divano» della casa. «Però la sera dovevo dormire in albergo». Al pacchetto di costi il gigolò ha aggiunto volo, hotel e altre spese. Anche perché «accettare un lavoro in Sicilia che mi occupa parecchi giorni significa rifiutare altri incarichi». Un’imprenditrice iblea invece ha potuto risparmiare sui rimborsi perché «aveva una casa e ho dormito in una delle stanze». La donna ragusana di circa 45 anni l’ha contattato per trascorrere del tempo con Roy. «Il sesso arriva solo dopo che si crea complicità. La donna è diversa dagli uomini. E noi gigolò siamo chiamati a tirare fuori la nostra parte femminile. Perché alla fine dei conti sono le donne che corteggiano noi», spiega Roy.

Il battesimo della professione

Il battesimo alla professione è avvenuto quasi per caso. «Ero uno spogliarellista. Poi una cliente mi ha “affittato” per fare ingelosire il fidanzato. E da lì tutto è cominciato». E tutto si è anche evoluto. Soprattutto con l’avvento di internet e dei social. La prima vetrina dei gigolò. «Io adesso gestisco due agenzie, faccio il consulente e trainer per aspiranti gigolò».E anche questa professione, seppur non regolamentata, funziona secondo le logiche del mercato. E seguendo il classico sistema dell’incontro tra domanda e offerta. Un gigolò «deve quindi pensare come una donna. E quindi creare un’immagine che le attira». Anche la scelta della foto non è banale: «Deve essere un mix tra il professionale e l’amatoriale. Non siamo modelli, ma dobbiamo essere capaci di calamitare l’attenzione». Una donna che vuole spendere soldi ha le idee chiare. Il gigolò d’esperienza riesce ad anticiparle quelle idee. Camaleontici.

La dote più richiesta

Questa è la dote più richiesta. «Gentili quando serve, ma anche stronzi». Roy è stato «marito per finta». Ma anche «futuro papà di una donna incinta». Ma si deve essere anche un po’ attori. «Ho fatto anche il finto medico», racconta. «Lunghe vacanze» in passato mentre oggi Roy è più propenso a incontri singoli a una tariffa non inferiore alle «500 euro».Se è vero che il sesso è solo una componente nel rapporto cliente-gigolò, è anche vero che quando si arriva al sodo, la prestazione deve essere all’altezza del prezzo pagato. E se la donna non ti piace? «E lì gioca la fantasia. Ogni donna, anche la meno avvenente e attraente, ha un dettaglio eccitante. Bisogna individuarlo e concentrarsi su quello. Poi si corre con l’immaginazione. Il gigolò, ma professionista, sa come far piacere a una donna», dice. Roy ha clienti «fidelizzate che lo contattano anche da dieci anni». Richieste strane? «Una russa che vuole che la tratti male. Ma le trasgressioni sono una prerogativa degli uomini non delle donne».

Il mercato in Sicilia

Tornando al settore economico. La richiesta più forte è al Nord, anche forse per una questione di cultura «patriarcale» più radicata dalle nostre parti. «La Sicilia ha un mercato per i gigolò – dice Roy – ma non ha le stesse richieste che si registrano nelle città del settentrione d’Italia». In questo settore però resta il fattore della regolamentazione dell’attività di sex-workers. «A puntate se ne sente parlare ma in Italia non si farà mai. E se ti beccano, come è accaduto a me, sei vittima delle cartelle esattoriali». E un giorno prima dell’intervista Roy ci confessa di aver affrontato un’udienza per un grattacapo con l’Erario.

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