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Francofonte: la favola triste del fortino “no vax” e la città è l’unica “arancione” in Sicilia

Appena il 52% con doppia dose, un Perché? Un misto di errori e ritardi, paure e fake news. E ora, per l’immunità di gregge, ne mancano mille

Di Mario Barresi |

Eppure, anche a voler sdrammatizzare la tensione che si taglia col coltello in questo paese di bei tarocchi (nel senso di agrumi), la soluzione sta tutta nel tormentone estivo cinguettato da Orietta Berti. Hai risolto un bel problema e va bene così. Ma poi me ne restano mille Poi me ne restano mille Almeno mille. Come i garibaldini, ma senza giubbe rosse.

Mille cittadini da vaccinare, mille irriducibili da convertire, mille impauriti da rassicurare. Mille pecorelle smarrite da riportare nell’ovile, per certificare l’immunità di gregge. Francofonte, con molto affanno, prova a recuperare il tempo perso (correggendo qualche errore) per strapparsi di dosso la lettera scarlatta di capitale “no vax” di Sicilia, in cui solo un cittadino su due è immunizzato con la seconda dose.  Non a caso l’unico comune rimasto in zona arancione. Prorogata almeno fino al 28 settembre, nell’ultima ordinanza del governatore Nello Musumeci. In attesa, appunto, dei mille che restano per arrivare al 75% di prime dosi. Per ora i numeri sono davvero bassi: poco più del 60%, con una forbice notevole fra gli over 60 (al 76%) e la fascia 12-59 anni (appena il 53%). «E non è un caso – arringa il sindaco Daniele Lentini – che al numero basso di vaccinati sia coinciso anche un boom di nuovi contagi, con più ospedalizzati e tre vittime nelle ultime settimane». I dati dell’Asp confermano la linea del sindaco: 230 attuali contagiati e 14 ricoverati, nessuno dei quali risulta aver completato il ciclo vaccinale. Questo è quanto. Con il picco della curva a settembre, attribuito dai “virologi” locali a una gita di gruppo in Puglia in cui un positivo inconsapevole avrebbe trasmesso il virus a  una cinquantina di persone. E poi il rispetto delle regole: molti in giro senza mascherine, soprattutto i più giovani. Fiato alla tromba di una signora che, all’uscita del minimarket nei pressi della villa, attribuisce tutta  la colpa a «quelli che sono in quarantena e se ne vanno in giro a infettare le persone». Certo, ad ascoltare i discorsi del bar, ecco anche i romanzi fantasy-horror. Come quello della «leccatrice di frutta», una positiva-untrice che seminerebbe il panico nei supermercati. Favole, leggende. Il punto, adesso, non è tanto seguire i contagi. Ma capire perché ci sono così pochi vaccinati. «Io ancora non l’ho fatto perché ho paura», confessa un pensionato con in mano il pacchetto di sigarette appena comprato dal tabaccaio di via Vittorio Emanuele. Arriva la moglie, che aggiunge con sibillina nonchalance: «Io mi stavo pure convincendo, ma poi il medico mi ha detto che potevo aspettare un altro po’». Alla richiesta del cronista di rivelare il nome del professionista, la coppia si volatilizza.

L’Asp di Siracusa (che a fine agosto ha trasmesso all’Ordine dei medici l’elenco di 49 non vaccinati: tutti sospesi) smentisce che a Francofonte ci siano “obiettori”. Ma il sindaco ammette che «una delle ragioni dei ritardi accumulati nella campagna di vaccinazione è che l’effettiva collaborazione di tutti i medici di base sia partita soltanto da poco». Precisamente: da venerdì scorso, quando si sono catapultati qui i vertici sanitari provinciali (compreso il manager Salvo Ficarra) in un incontro con sindaco e dottori. I medici smentiscono categoricamente qualsiasi responsabilità: «La risposta della categoria è stata immediata e compatta. Io – racconta Carmelo Verga – mi sono messo a disposizione per vaccinare non soltanto i miei assistiti, ma anche altri pazienti, nei giorni in cui non ho ricevimento in studio. E l’ho fatto con una Pec all’Asp». Anche Franco Iachelli, che è anche consigliere dell’Ordine dei medici di Siracusa, rassicura: «Non ci siamo mai tirati indietro. E adesso stiamo facendo il massimo: io ho 30 pazienti da vaccinare in un giorno e mezzo». Ma ammette: «Certo, avremmo dovuto parlare un po’ di più. Perché nella mia carriera non ho mai riscontrato una tale diffidenza, che è anche nelle istituzioni, e una disinformazione così diffusa. Cosa devi dire a una mamma che non vuole far vaccinare la figlia perché teme che non potrà restare incinta? Gli puoi dire solo che sono balle». Insomma,  adesso qualcosa si muove. «Io non ho il tempo di chiamare tutti i miei pazienti – confessa Verga – ma chiunque venga nel mio studio lo invito ad andare al centro. E, quando mi arrivano  le dosi, comincerò a farle pure io».

In effetti «la convenzione fra medici di base e Asp è partita il 31 agosto», rivela  il sindaco, ma poi «nella riunione ci siamo parlati tutti con schiettezza – ricorda Lentini – e da quel giorno il trend è cambiato». I numeri non sono opinioni: quasi il  +5% di prime dosi in una settimana. «Oggi ne abbiamo fatte 33 su 65 totali», certificano le operatrici del centro vaccinazioni Asp di via Onorevole Sebastiano Franco, a cui il Comune ha fornito volontari e mezzi. E per gli open day del fine settimana si aspettano almeno un centinaio di “convertiti”. Un trend  favorito anche da altri due fattori. La prima è «la zona arancione disposta dalla Regione, alla quale non mi sono opposto perché convince una parte di giovani a vaccinarsi per evitare il coprifuoco dopo le 22». Aneddoto: tre giorni fa, in uno dei sempre più frequenti blitz (12 multati) i carabinieri sono arrivati in un pub. E, raccontano i presenti, c’è stato il fuggifuggi. Ma dei 30-40enni e non dei ragazzi, che invece hanno poi occupato i tavoli sfoggiando fieri il loro certificato. Per Lentini, esponente dell’Udc,  «l’altro elemento decisivo è stata la legge sul green pass, il colpo di grazia  per gli irriducibili».

Ma in municipio si è già avanti. «Io non faccio salire chi non ha il green pass. Un abuso? Che mi denuncino», sbotta il sindaco, che ha confinato i tre dipendenti non vaccinati «in un ufficio decentrato non aperto al pubblico». Terra bruciata anche attorno ai cinque netturbini e all’unica maestra dell’asilo nido senza green pass, «che ora s’è vaccinata».  A proposito: due classi in quarantena alla “Dante Alighieri”, ma la preside Teresa Ferlito ha rassicurato le famiglie: «La scuola è sicura». Il sindaco Lentini, architetto ed ex calciatore, nel primo lockdown si prese pure un cazziatone dal prefetto, quando decise di bloccare tutti gli ingressi al paese, presidiando di persona l’unico lasciato aperto a monte della Ragusa-Catania. «Ma così siamo usciti dalla prima fase a  contagi zero e adesso divento pazzo quando vedo Francofonte additata come no vax».

Un utile contributo alla comprensione lo dà Turi Chiarenza, ex primario oggi in pensione, assoldato al centro vaccini. «È un insieme di tante cose:  innanzitutto ci vogliono più controlli delle forze dell’ordine. E poi dovremmo capire chi abbiamo davanti: i recalcitranti non sono no vax ideologizzati, ma più semplicemente persone che hanno paura e che avrebbero avuto bisogno di più informazioni da parte di medici d’esperienza di cui si fidano, soprattutto contro le fake news degli sparaballe». È anche questa una trincea, a Francofonte. Non a caso la Questura di Siracusa, che starebbe indagando anche su alcuni episodi, ha chiesto agli operatori sanitari di segnalare la presenza di eventuali “disturbatori”. Uno di questi, raccontano qui, «girava col telefonino in mano mostrando alle persone, in fila per la dose, siti e filmati sui danni dei vaccini e il dottore Chiarenza l’ha inseguito finché è scappato». «Ce l’ho fatta», sospira una ragazza all’uscita del centro vaccinale. Ha vinto il misto fra paura atavica e ignoranza social. Non c’è riuscita, invece,  una donna che s’era convinta a vaccinarsi ma all’ultimo ha cambiato idea. Con questa motivazione: «Mia cognata l’ha fatto e poi ha scoperto una cosa: mettendo una moneta sul braccio, all’altezza del punto dell’iniezione, le restava appiccicata. Non mi fido di questo vaccino…». Risposta, disperata, del medico: «Ma non è che sua cognata era un po’ sudata?». Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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