Dalla scuola del Timeo alla guida del Relais San Giuliano: Peppe Corda racconta la sua cucina tra Etna, mare e oriente
Viagrande, i sapori della memoria firmati dallo chef Giuseppe Corda. Viaggio nel gusto nel palmento cinquecentesco de “I Palici”, dove storia e arte incontrano i sapori della Sicilia
VIAGRANDE - Classe 1989, origini siciliane autentiche, una formazione solida maturata nelle cucine di alcuni dei luoghi più iconici della ristorazione isolana, Peppe Corda, oggi alla guida del ristorante del Relais San Giuliano a Viagrande, è uno chef che unisce tecnica, passione e visione. Dopo dodici anni trascorsi al Belmond Grand Hotel Timeo di Taormina, dove ha mosso i primi passi accanto a maestri stellati come Roberto Toro, Corda ha raccolto la sfida di portare la sua idea di cucina in un contesto affascinante: una dimora storica, un boutique hotel che sorge alle pendici dell’Etna. Il Relais San Giuliano è un antico casale del XVIII secolo riportato in vita grazie alla visione dei coniugi Angelo Gruttadauria e Gabriella Aiello, che insieme alla figlia Ludovica hanno restituito anima e respiro a un luogo carico di storia, trasformandolo in un rifugio d’eccellenza.
Il cuore pulsante del Relais batte nel suo palmento del Cinquecento, oggi sede del ristorante I Palici, guidato proprio dallo chef Giuseppe Corda. Una cucina che emoziona per delicatezza e profondità, dove la tradizione contadina incontra lo sguardo contemporaneo. Nel racconto dello chef emerge una cucina che parla il linguaggio del Mediterraneo ma con inflessioni orientali, unendo mare, terra e spezie in piatti che sorprendono per eleganza ed equilibrio. Con lui, una brigata giovane e compatta, e l’ambizione di far vivere agli ospiti un’esperienza memorabile. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il suo percorso, la filosofia dietro ai suoi piatti e l’anima nascosta del Relais San Giuliano.
Dallo storico Grand Hotel Timeo al comando delle cucine del Relais San Giuliano a Viagrande. Ci racconta il suo percorso?
Ho iniziato giovanissimo, a 15 anni, alla Baronessa, poi al Caparena, al Sant’Andrea... Ma il salto importante è arrivato nel 2011, quando sono entrato nella brigata del Grand Hotel Timeo a Taormina. Lì sono rimasto per 12 anni, vivendo un’esperienza che ha cambiato la mia vita. Avevo 20 anni e ho assorbito ogni dettaglio: è lì che ho imparato davvero cosa significa cucinare, far stare bene un ospite, farlo ritornare. Nel 2023 ero sous chef sotto la guida di Roberto Toro, poi nel 2024 è arrivata la svolta: la proprietà del Relais San Giuliano mi ha affidato il comando della cucina.
Cosa l’ha colpita del Relais San Giuliano?
È un luogo unico, esclusivo, ricavato in un antico palmento del Cinquecento. La proprietà ha saputo creare qualcosa di raro, dove la cucina è solo una parte di un’esperienza più ampia, autentica e immersiva.
Come descriverebbe la sua cucina?
Mediterranea, ma con uno sguardo aperto sull’Oriente. Il legame con il territorio è forte: l’Etna, il mare, i prodotti locali. Ma non mancano tocchi orientali che danno sprint, come la salsa di soia, il mirin o la yakitori. È una cucina che racconta la Sicilia, ma parla anche altre lingue, dialogando con molteplici culture.
Quali sono i piatti che i clienti chiedono maggiormente?
Uno spaghettone con datterino giallo, burrata, tartare di gambero e limone candito: è un piatto fresco, elegante, che piace moltissimo. Abbiamo anche un risotto allo zafferano con polvere di porcini e finocchietto piccante, molto profumato, deciso. Tra i secondi, va fortissimo l’agnello con crema di pastinaca, radicchio in giardiniera e salsa yakitori.
Chi c’è con lei in cucina?
Una squadra affiatata: il sous chef Carmelo Ridolfo, e poi Samuele Battiato, Stefano Luccarelli, Liliana Batzella e il pasticcere Antonio Sciarrone. Lavoriamo insieme con grande passione, ognuno con il suo tocco, ma tutti con un unico obiettivo: dare il massimo, sempre.
Che tipo di clientela accoglie I Palici?
È molto varia e internazionale. Arrivano inglesi, francesi, americani, olandesi. Ma anche tanti siciliani e catanesi che cercano un’esperienza diversa, raffinata ma legata al territorio.
Ha solo 36 anni, ma già una carriera importante alle spalle. Cosa sogna per il futuro?
Non smettere mai di crescere, di imparare. Oggi sono dove sono grazie al Timeo, che mi ha formato, ma guardo avanti. Voglio continuare a far star bene le persone con quello che cucino. È questo, alla fine, il nostro lavoro: far emozionare chi si siede a tavola.