E' morta Barbara Balzerani, la brigatista mai pentita "protagonista" del sequestro Moro
Aveva 75 anni, catturata nel 1985 fu scarcerata nel 2011
Mai pentita mai dissociata ma neanche irriducibile. Barbara Balzerani, morta a Roma a 75 anni, percorse tutta la parabola, sociale e di militanza, delle Brigate Rosse -alle quali aderì nel 1975- scalando in dieci anni tutte le posizioni fino a diventare una dirigente del terrore.
La primula rossa delle br
La primula rossa dei brigatisti, nome conquistato sul campo perchè fu una degli ultimi Br ad essere arrestata, non sconfessò mai il suo percorso costellato dalle azioni più atroci della lotta armata dal delitto Moro al sequestro Dozier. Ma dalla seconda metà degli anni '80 iniziò un percorso di critica che la portò, nel 1993, a rammaricarsi pubblicamente per i tanti colpiti «nei loro affetti» dalla violenza dei terroristi. Prima aveva pubblicamente dichiarato conclusa l’esperienza della lotta armata in Italia «considerati i cambiamenti della società» tanto, nel 2003, dal non riconoscere una continuità con le Nuove Br di Nadia Desdemona Lioce definendo la scelta delle armi «improponibile nel contesto odierno».
Chi era Barbara Balzerani
Balzerani, nata a Colleferro nel 1949, padre autista di bus e ultima di cinque figli, comincia a frequentare gli ambienti della sinistra extraparlamentare a Roma nella seconda metà degli anni 70 quando si trasferisce per studiare filosofia. Milita in Potere Operaio poi nel 1975 il salto alla lotta armata e alla clandestinità. Dirigente della colonna Romana, prese parte nel 1978 al sequestro Moro: con Moretti occupò la base operativa di via Gradoli ma entrambi erano assenti quando il 18 aprile i pompieri entrarono nell’appartamento a causa di una perdita d’acqua. Moretti fu catturato nel 1981, lei quattro anni dopo. Cercò di tenere in piedi le Br minate da arresti e da una divisione interna che vedeva Balzerani fare capo alle Br-Partito Comunista Combattente.
Nel 1985 la cattura
Nel 1985 la primula rossa viene presa. E’ bloccata ad Ostia, è armata e dalla borsa spunta una calibro 9. Finisce così la sua carriera di dirigente dell’organizzazione terroristica. Poi il lungo cammino verso una visione critica di quegli anni non senza parentesi ampiamente criticate come quando alla presentazione del suo libro e riferendosi al sequestro Moro parlò «del mestiere della vittima» che «ha il monopolio della parola».
Libera dal 2011 aveva cominciato a scrivere
Ottenne la libertà condizionale nel 2006 e quella definitiva, avendo scontato la sua pena, nel 2011. L’ultimo decennio della sua vita la vede impiegata in una cooperativa e autrice di numerosi romanzi anche con accenni autobiografici. In 'L'ho sempre saputò in poche parole sintetizzò l’avventura violenta e velleitaria degli anni di piombo e della sua generazione: «Che volevamo? Tutto. Riprenderci la vita rubata da padroni, partiti, chiese e sindacati». Per farlo rubarono anche la vita agli altri.