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Identificata terapia per prevenire l’insufficienza renale acuta

Ricerca del San Raffaele di Milano presentata a Belfast

Di Redazione |

MILANO, 12 GIU – Uno studio internazionale, guidato dall’Ospedale San Raffaele di Milano, ha individuato per la prima volta al mondo un trattamento per prevenire una patologia più frequente e mortale dell’infarto miocardico acuto: l’insufficienza renale acuta (Ira). In particolare la ricerca, pubblicata sulla rivista New England Journal of Medicine (Nejm), “ha dimostrato per la prima volta – spiega il San Raffaele – l’efficacia della somministrazione endovenosa di amminoacidi per prevenire la comparsa di Ira in seguito a intervento chirurgico con bypass cardiopolmonare”. Lo studio internazionale coordinato dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, finanziato grazie alla vittoria di un Grant del ministero della Salute italiano, ha visto la partecipazione di 3.511 pazienti provenienti da 22 centri, tra i quali Italia, Croazia e Singapore, e sarà presentato dal professor Giovanni Landoni e dalla dottoressa Martina Baiardo Redaelli a Belfast, in occasione del Critical Care Reviews Meeting 2024. “I dati che abbiamo raccolto con questo studio confermano che la terapia con gli aminoacidi è in grado di prevenire l’insufficienza renale acuta. Da oggi potremo studiare e forse applicare questi risultati non solo agli interventi chirurgici effettuati con bypass, ma anche a chi soffre di insufficienza cardiaca, a chi si sottopone a trapianto di rene, a chi ha un’insufficienza renale in corso”, ha commentato il professor Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale al San Raffaele. Sono oltre 300 milioni l’anno gli interventi chirurgici nel mondo, 1 milione eseguito con ausilio di bypass cardiopolmonare. Come ricorda lo stesso San Raffaele, “il corpo e gli organi dei pazienti che affrontano un intervento chirurgico sono sottoposti ad uno stress acuto e diversi studi affermano che a risentire dello stress operatorio sono soprattutto i reni, in quanto si riduce la perfusione renale e aumenta il rischio di sviluppare insufficienza renale acuta (IRA), che può successivamente evolvere in malattia renale cronica”.

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