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Il caso Diciotti: dalla lunga attesa dei migranti sulla nave all'indagato Salvini

I fatti avvenuti nell'estate 2018: 190 naufraghi, tra cui 37 minori, vennero salvati da un barchino in difficoltà in acque maltesi

Domenico Palesse

07 Marzo 2025, 18:04

Migranti, arrivata a Catania nave Diciotti

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Sei giorni di stallo, in un tira e molla tra l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e quasi 200 migranti bloccati a bordo della nave Diciotti. «Non calare la passerella e lo scalandrone», ordinò all’epoca il Viminale, mentre l’imbarcazione ormeggiava nel porto di Catania con la tensione alle stelle, tra divieti del governo e decisioni della procura.

Il «caso Diciotti» risale all’estate del 2018, a poco più di due mesi dall’insediamento al Viminale di Matteo Salvini, ministro dell’Interno del brevissimo governo gialloverde. Secondo quanto ricostruito nelle carte dell’inchiesta che ne scaturì, nei giorni di Ferragosto le autorità italiane vennero messe a conoscenza di un’imbarcazione in acque maltesi diretta verso l’Italia. Solo il 16 agosto, in seguito ad una situazione di difficoltà del barchino - che cominciava a imbarcare acqua a causa del mare mosso -, intervennero prima due motovedette e poi la nave Diciotti della Marina militare nonostante il tentativo di coinvolgere le autorità maltesi. Dei 190 naufraghi - tra cui 37 minori - in 13 vennero immediatamente trasferiti a Lampedusa per le gravi condizioni di salute in cui versavano, gli altri 177 rimasero a bordo. Il giorno successivo, il 17 agosto, la Guardia Costiera chiese, e ottenne, un porto sicuro per nave Diciotti che si diresse così a Catania.

Il 20 agosto, pochi minuti prima della mezzanotte, la nave della Marina Militare attraccò nel capoluogo siciliano, senza però poter far sbarcare i migranti, come espressamente vietato dal Viminale. Da quel giorno cominciò la lunga attesa dei naufraghi, mentre sulla terraferma montava la tensione. Il 22 agosto, su decisione della Procura dei minorenni di Catania, vennero fatti sbarcare i minori stranieri non accompagnati. Due giorni dopo il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale inviò due informative alle procure di Agrigento e Catania, nelle quali si rilevava una "situazione di perdurante privazione della libertà…fuori dallo schema di legalità che il nostro ordinamento prevede». Il 25 agosto venne autorizzato lo sbarco di altre 5 persone, sempre per gravi motivi di salute. Il giorno successivo, il 26 agosto, tutti toccarono terra, chiudendo così di fatto la vicenda, che ebbe poi comunque uno strascico giudiziario fino ad oggi.

Salvini venne iscritto nel registro degli indagati per il reato di sequestro aggravato di persona insieme a Matteo Piantedosi, all’epoca suo capo di Gabinetto. Il fascicolo venne poi trasferito al Tribunale dei ministri di Catania, che però chiese l’archiviazione. Il tribunale però non accolse la richiesta trasmettendo l’incartamento al Senato per chiedere l'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno. A febbraio 2019, la giunta per le autorizzazioni - con i voti della maggioranza Lega-M5S - respinse la richiesta bloccando di fatto l’iter giudiziario. Oggi, invece, la decisione della Cassazione di accogliere il ricorso di 41 migranti e concedere il risarcimento danni.