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IL DIBATTIMENTO

Caso Grillo, entra nel vivo il processo per stupro: in aula anche audio e video

Di Vincenzo Garofalo |

Entra nel vivo con le prime sorprese il processo per violenza sessuale di gruppo su due ragazze che vede imputati Ciro Grillo, figlio di Beppe, e tre suoi amici genovesi, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Oggi al tribunale di Tempio Pausania, davanti al collegio di giudici presieduto da Marco Contu (a latere Nicola Bonante e Marcella Pinna), sono comparsi i premi sei testimoni citati dal procuratore Gregorio Capasso. Si tratta dei carabinieri di Milano che hanno raccolto la denuncia di una delle ragazze e dei carabinieri di Genova che hanno effettuato perquisizioni e sequestri nelle abitazioni dei quattro imputati. 

 Nelle ricostruzioni fatte in aule delle prime fasi delle indagini sarebbero emerse delle contraddizioni fra le dichiarazioni rilasciate al momento della denuncia della violenza e quanto verificato dagli inquirenti. Contraddizioni che gli avvocati della difesa definiscono «incongruenze», senza entrare nei dettagli: «'Il processo è a porte chiuse per tutelare tutte le parti. Stiamo parlando di ragazzi 20enni che se risultassero innocenti sarebbero loro delle vittime», dichiara il difensore di Ciro Grillo, Andrea Vernazza. «È stata una seduta utile, alcune delle dichiarazioni agli atti hanno trovato riscontro, altre no», spiega a fine udienza l’avvocata Antonella Cuccureddu, che difende Francesco Corsiglia.

All’udienza di oggi, iniziata alle 12.30 e conclusa poco prima delle 14, non erano presenti né gli imputati, né le due presunte vittime che si sono costituite parti civili con gli avvocati Giulia Bongiorno (assente anche lei e sostituita da un suo delegato) e Vinicio Nardo. Assente giustificata anche una donna carabiniere che aveva svolto i primi accertamenti: sarà sentita nel corso della prossima udienza. Si ritornerà in aula il 6 luglio: saranno chiamati a deporre ancora i pubblici ufficiali impegnati nelle prime fasi dell’indagine e alcuni vicini della villa di Porto Cervo di proprietà di Beppe Grillo, dove la notte tra il 16 e 17 luglio del 2019 si sarebbe consumata la violenza. 

Su richiesta dell’avvocata Cuccureddu, accolta dai giudici, saranno di volta in volta riprodotti in aula, quando possibile, gli audio e i video sequestrati dagli smartphone dei ragazzi e delle ragazze. Il calendario delle udienze è lunghissimo, programmato fino al giungo 2023 con cadenze più o meno mensili. Un ritmo serrato deciso dai giudici per raccogliere le deposizioni dei 56 testimoni ammessi a dibattimento e arrivare il prima possibile a una verità processuale. Finora tutto l'impianto accusatorio si basa sulla denuncia partita da una ragazza italo-norvegese che vive a Milano. Nell’estate 2019, rientrata a casa dopo le vacanze in Sardegna, la giovane, 19enne all’epoca dei fatti, aveva raccontato alla famiglia e poi ai carabinieri di essere stata stuprata dai quattro amici nella villetta di Beppe Grillo, dopo una serata trascorsa al Billionaire, dove lei e un’amica avevano conosciuto Ciro e gli altri. Poi si erano trasferiti tutti nella residenza di Porto Cervo per concludere la nottata. 

Qui la ragazza ha denunciato di essere stata costretta a bere vodka, quindi stuprata prima dal solo Corsiglia e in un secondo momento anche dagli altri tre. Tutto ripreso con gli smartphone dai quattro amici. Video e foto che sono stati sequestrati e ammessi agli atti del processo insieme ai messaggi in chat scambiati fra loro e fra le due ragazze. La Procura accusa il gruppo di stupro anche nei confronti della seconda ragazza, oggetto di foto oscene scattate mentre lei dormiva su un divano. Tutti gli imputati, difesi dagli avvocati Enrico Grillo, Ernesto Monteverde, Sandro Vaccaro, Gennaro Velle, del Foro di Genova, Antonella Cuccureddu e Mariano Mameli del Foro di Sassari, si sono sempre dichiarati innocenti: «Mai usata violenza, i rapporti sono stati consenzienti».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA