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Frode bonus facciate, sequestrati 80 mln di crediti fittizi

E beni per oltre 3 milioni, dalla Gdf di Perugia

Di Redazione |

PERUGIA, 04 AGO – La guardia di finanza ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Gip, su richiesta della procura di Perugia, di crediti fiscali inesistenti per un importo di circa 80 milioni di euro, e di denaro, beni immobili ed asset societari per un ammontare di oltre 3 milioni, per una presunta truffa legata al Bonus facciate. Il sequestro è stato disposto nei confronti di dieci società e 53 persone fisiche – allo stato, sottoposte ad indagini preliminari per emissione di fatture per operazioni inesistenti, truffa ai danni di ente pubblico, autoriciclaggio e illeciti amministrativi – che avrebbero generato e commercializzato fittizi crediti di imposta relativi all’agevolazione fiscale introdotta dal Governo. Il sequestro costituisce l’epilogo di un’articolata attività investigativa che, nei mesi scorsi, aveva già consentito di sottoporre a sequestro preventivo oltre 9 milioni di crediti fittizi nei confronti di una società operante nel settore della consulenza aziendale. L’esame delle transazioni e dei dati inseriti nella piattaforma web di cessione dei crediti e i successivi approfondimenti, condotti mediante l’interrogazione di banche dati, l’analisi di segnalazioni per operazioni sospette, di documentazione bancaria, contabile ed amministrativa e la valutazione degli assetti societari hanno evidenziato – spiega la procura – incongruenze fiscali, economiche e finanziarie tali da poter essere ritenuti “concreti e sufficienti” gli indizi dell’esistenza di uno strutturato meccanismo fraudolento, ramificato sull’intero territorio nazionale. Nel dettaglio, i crediti, artatamente creati attraverso la falsa attestazione di lavori mai eseguiti, sarebbero stati oggetto di ripetute cessioni a persone fisiche, spesso gravate da precedenti penali e con limitate disponibilità reddituali, o a società prive della benché minima struttura ed operatività aziendale. In parte sarebbero stati “monetizzati” presso intermediari finanziari, generando flussi di denaro dirottati verso società terze, aventi sede anche all’estero, oppure autoriciclati, in modo da dissimularne la provenienza illecita. I

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