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l'intervista

Maurizio Martina: «Crisi idrica e agricoltura, la Sicilia adesso approfitti del Pnrr»

L'allarme del vicedirettore della Fao ed ex ministro dell’Agricoltura con i governi Renzi e Gentiloni. 

Di Stelio Zaccaria |

I cambiamenti climatici che stanno determinando un inaridimento del pianeta, la guerra in Ucraina che sta provocando un crollo nella produzione di grano e cereali e l’aumento esponenziale dei costi dell’energia preoccupano la Fao, che registra una evidente crisi del sistema alimentare con conseguente aumento della povertà e della fame.

Ne abbiamo parlato con il vicedirettore della Fao Maurizio Martina, già ministro dell’Agricoltura con i governi Renzi e Gentiloni. 

La prima domanda che gli abbiamo posto riguarda il conflitto russo-ucraino, che sta provocando l’interruzione di importanti catene produttive agricole peggiorando l’insicurezza alimentare del pianeta, già in crisi dopo il COVID-19. 

«La preoccupazione è molto alta – ha ammesso – soprattutto per diversi Paesi in via di sviluppo che sono fortemente esposti a questa situazione in particolare in Africa e nel Medio oriente. L’inflazione alimentare è alta e i prezzi non caleranno facilmente. In più dobbiamo considerare il clima generale di incertezza e instabilità che certo non aiuta». 

Come mai accaduto in precedenza, l’Europa è oggi impegnata a gestire un flusso migratorio proveniente dalla Ucraina. La Fao ha recentemente avvisato che, la riduzione prolungata delle esportazioni di cereali da parte di Russia ed Ucraina eserciterà ulteriori pressioni al rialzo sui prodotti alimentari, questo a scapito di Paesi economicamente meno sviluppati ed a più basso reddito. L’Europa deve quindi iniziare a preoccuparsi per un potenziale incremento esponenziale del flusso migratorio proveniente dall’Africa attraverso il Mediterraneo?

«L’Europa sta mettendo in campo anche azioni straordinarie di cooperazione di vicinato proprio con i Paesi dell’area del Mediterraneo e dell’Africa. Questa azione è davvero strategica per aiutare i popoli più esposti all’insicurezza alimentare e alle sue potenziali pesantissime conseguenze». 

I cambiamenti climatici modificano frequenza ed intensità delle precipitazioni piovose con grave danno alle produzioni agricole. Le recenti dinamiche alimentari causate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina rischiano di peggiorare la crisi idrica in corso? «Già da tempo i cambiamenti climatici impattano sulla disponibilità idrica e sulla produttività dei raccolti. L’agricoltura è il settore che più subisce queste trasformazioni profonde del clima e gli impatti sono sempre pesanti. In alcune realtà africane ora siamo addirittura alla terza stagione di siccità consecutiva. E il futuro non fa certo sperare bene».

In Sicilia, dove la crisi idrica è da decenni un problema irrisolto, molte aree interne sono in completo abbandono e da più parti si chiede la costruzione di medi e piccoli invasi in grado di raccogliere acqua per usi potabili e agricoli. Quali speranze si possono riporre sul Pnrr?  «Ho visto che il governo italiano tra le linee fondamentali del Pnrr ha giustamente identificato il potenziamento della rete irrigua nazionale mediante nuovi investimenti sulla rete, sugli invasi e su tutte le infrastrutture idriche di servizio. Considero questo uno dei fronti cruciali tanto più pensando alla scarsità idrica che viviamo e che dovremo gestire in futuro. E’ cruciale che queste risorse siano spese bene e presto e che i cantieri siano efficienti evitando di ripetere spechi e blocchi che purtroppo in passato hanno fatto male al Paese». 

Le indagini demografiche hanno evidenziato come in Europa, meno del 4% della popolazione ha un qualsiasi rapporto diretto con l’agricoltura. Alla luce di questo dato, in Europa è ancora possibile parlare di sovranità alimentare? «L’Europa ha una esperienza agricola e agroalimentare di prim’ordine nel mondo e ora si discute anche di come rafforzare l’autonomia strategica anche su questo fronte. Di certo l’agricoltura europea si deve misurare con profonde trasformazioni, prima di tutto con la svolta ecologica e poi con quella digitale. Sarà possibile costruire un modello più avanzato se riusciremo a tenere insieme queste novità e se daremo più forza a chi produce: agli agricoltori, agli allevatori e ai pescatori ovunque siano». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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