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Meteo, il 2022 è l’anno più caldo dal 1800: devastanti siccità e alte temperature

È quanto si evince dai dati pubblicati ogni mese dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isac-Cnr), secondo il ricercatore Michele Brunetti: "Se il 2022 finisse adesso sarebbe l’anno più caldo di sempre"

Di Redazione |

I primi sette mesi del 2022 lo proiettano come l'anno più caldo di sempre con una temperatura superiore di +0,98 gradi rispetto alla media storica dal 1800 ad oggi, e si registrano inoltre precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola con un calo del 45%. 

È quanto si evince dai dati pubblicati ogni mese dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isac-Cnr), secondo il ricercatore Michele Brunetti: "Se il 2022 finisse adesso sarebbe l’anno più caldo di sempre. Ciò non vuol dire però che lo sarà realmente – ha precisato il ricercatore del Cnr – perché se nei prossimi mesi le medie mensili dovessero scendere anche quella annuale scenderebbe".

L'anomalia climatica più evidente è stata registrata a giugno di quest'anno, quando la temperatura media superiore è stata di ben +2,88 gradi rispetto alla media su valori vicini al massimo registrato nel 2003, mentre a luglio è stata più alta di +2,26 gradi, media inferiore solo al 2005.

Secondo la Coldiretti, siamo di fronte ad un impatto devastante della siccità e delle alte temperature, che arrecano danni all'agricoltura per circa 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale. Le campagne italiane sono oggi ormai allo stremo con cali produttivi del 45% per il mais e i foraggi per l'alimentazione degli animali, del 20% per il latte, del 30% per il frumento per la pasta, del 30% del riso, meno 15% frutta ustionata da temperature di 40 gradi, meno 20% cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove – evidenzia la Coldiretti – si allargano le zone di “acqua morta”, assalti di insetti e cavallette con decine di migliaia di ettari devastati. 

A preoccupare è anche la vendemmia, iniziata in Italia qualche giorno fa, con una prospettiva di un calo del 10% delle uve. Oltre che in pianura, però, gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire anche in montagna, con un profondo cambiamento del paesaggio con i pascoli sempre più secchi e le pozze per abbeverare gli animali quasi completamente asciutte.

La mancanza di acqua manda in crisi un sistema fondamentale per l'agricoltura e l'allevamento in montagna, mettendo a rischio produzioni tipiche, da formaggi a salumi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA