Riace: il 25 maggio il processo d’appello a Mimmo Lucano

Di Redazione / 30 Aprile 2022

REGGIO CALABRIA, 30 APR – Inizierà il prossimo 25
maggio il processo d’appello all’ex sindaco di Riace Mimmo
Lucano, condannato lo scorso settembre dal Tribunale di Locri a
13 anni e 2 mesi di carcere al termine del processo “Xenia”.
L’avviso è stato notificato a Lucano e agli altri 17 imputati
dalla Seconda sezione della Corte d’Appello di Reggio Calabria.
Associazione a delinquere, truffa, peculato, falso e abusi
d’ufficio: sono molti i capi di imputazione per i quali Lucano è
stato giudicato colpevole nel processo di primo grado, nato da
un’inchiesta della guardia di finanza sul “modello Riace” e
sulla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti. La
sentenza è stata contestata dagli avvocati Andrea Daqua e
Giuliano Pisapia, difensori dell’ex sindaco, che nelle
motivazioni d’appello parlano di “lettura forzata se non
surreale dei fatti”.
Per i legali, il Tribunale di Locri, presieduto dal giudice
Fulvio Accurso, ha inteso “dichiarare a ogni costo responsabile
Lucano” il cui obiettivo, piuttosto, “era uno solo ed in linea
con quanto riportato nei manuali Sprar: l’accoglienza e
l’integrazione. Non c’è una sola emergenza dibattimentale
(intercettazioni incluse) dalla quale si possa desumere che il
fine che ha mosso l’agire del Lucano sia stato diverso”. Sempre
nelle motivazioni d’appello i legali rilevano che in sentenza
c’è stato un “uso smodato delle intercettazioni telefoniche,
conferite in motivazione nella loro integralità attraverso la
tecnica del copia/incolla”.
Secondo gli avvocati, inoltre, molte intercettazioni
sarebbero inutilizzabili per come stabilito dalla sentenza
“Cavallo”, emessa nel 2020 dalle Sezioni unite della Cassazione
che ne regola l’utilizzo solo in procedimenti connessi a quelli
per i quali le stesse erano state autorizzate e “salvo che
risultino indispensabili per l’accertamento dei delitti per i
quali è obbligatorio l’arresto in flagranza”. La Corte d’Appello
dovrà inoltre valutare il reato di associazione a delinquere
contestato a Lucano e anche il cambio di capo di imputazione, da
abuso d’ufficio a truffa aggravata, che ha fatto lievitare la
condanna dell’ex sindaco di Riace per il quale la Procura di
Locri, in primo grado, aveva chiesto 7 anni e 11 mesi di
reclusione.

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