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Si riapre il caso di Liliana Resinovich: disposta la riesumazione della salma a due anni dal ritrovamento del corpo

Nuovi esami autoptici alla ricerca delle cause della morte. Sono in molti a ritenere, infatti, che l'ipotesi del suicidio sia un azzardo

Di Redazione |

Il corpo di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa da Trieste il 14 dicembre del 2021 e trovata morta il 5 gennaio successivo nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni non distante dalla sua abitazione, sarà riesumato entro la fine di gennaio. Lo rende noto il capo della Procura di Trieste, Antonio De Nicolo.

“Il sostituto procuratore di Trieste Maddalena Chergia, titolare del relativo procedimento, ha disposto con la procedura dell’accertamento tecnico non ripetibile il conferimento, ad un collegio di consulenti, dell’incarico di riesumazione della salma della signora Liliana Resinovich”, si legge nella nota del procuratore, che ricorda che la riesumazione è stata “segnalata come opportuna” dalla consulente della procura, Cristina Cattaneo

Il pm, si legge ancora nella nota, “ha pertanto stabilito, per una data che si colloca verso la fine del presente mese, la convocazione innanzi a sé degli esperti chiamati a svolgere tali delicate operazioni, dandone debito avviso ai prossimi congiunti della deceduta ed ai rispettivi difensori. Prevedibilmente al formale affidamento dell’incarico farà sollecito seguito l’attività consulenziale prevista”.

L’ipotesi del suicidio

Il cadavere verrebbe dunque riesumato per essere sottoposto a nuovi esami autoptici, evidentemente alla ricerca di elementi che possano individuare le cause della morte. Sono in molti a ritenere, infatti, che l’ipotesi del suicidio sia un azzardo viste le caratteristiche del ritrovamento del corpo: la testa infilata in uno e poi un secondo sacchetto di plastica di quelli utilizzati per la conservazione degli alimenti chiusi intorno al collo, e il corpo a sua volta infilato in due grossi sacchi neri per i rifiuti, uno dall’alto e uno dal basso. Davvero originale, per non dire anomalo, modo di suicidarsi. Ma tant’è : dopo un anno di indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm Maddalena Chiergia, e nonostante le numerose perizie effettuate sia sul corpo che su reperti, non fu individuata alcuna traccia che potesse far addebitare a terzi la responsabilità della morte e nemmeno un coinvolgimento di alcuno a vario titolo.

Dunque, non restava che l’ipotesi del suicidio, considerata l’unica compatibile. La Procura aveva anche escluso una eventuale segregazione di Liliana individuando in un arco temporale di pochi giorni dal ritrovamento del cadavere, il momento della morte. Il primo a non crederci fu il Gip del Tribunale di Trieste Luigi Dainotti che in giugno rigettò la richiesta di archiviazione del caso e smontò l’intera ricostruzione della vicenda indicando 25 punti di nuovi accertamenti e disponendo di riaprire le indagini procedendo non piu’ per sequestro di persona ma per omicidio.

I nuovi esami

Dunque nuovi esami medico-legali, analisi degli account e dei dispositivi digitali di tutte le persone coinvolte – in particolare il marito Sebastiano Visintin e l’uomo cui era legata affettivamente, Claudio Sterpin – comparazioni di Dna, escussioni di varie persone.

La richiesta di riesumare la salma è stata più volte ribadita in passato da Sergio Resinovich, il fratello di Liliana «Mia sorella non si sarebbe mai uccisa». Dunque, «per me la tesi del suicidio non è valida», ha sempre ripetuto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA