Suicidio assistito, il “viaggio” dell'attrice Sibilla Barbieri in Svizzera: «Ultimi giorni strazianti»
Il figlio e i rappresentanti dell'associazione Luca Coscioni che l'hanno accompagnata nell'ultimo viaggio si sono autodenunciati
È dovuta andare in Svizzera, oltre il confine di quell'Italia che le ha negato il diritto al suicidio assistito. Secondo i medici, infatti, non aveva i "requisiti" per poter usufruire del cosiddetto aiuto medico alla morte volontaria e così ha deciso di intraprendere il suo ultimo viaggio, insieme con il figlio e i membri dell’associazione Luca Coscioni. Gli stessi che oggi si sono presentati spontaneamente in caserma dai carabinieri per autodenunciarsi. Sono stati loro a "realizzare" gli ultimi desideri di Sibilla Barbieri, attrice e regista malata oncologica terminale che aveva espresso il desiderio - negato - di morire nel suo appartamento romano dove viveva.
«Gli ultimi giorni di vita di mia madre sono stati strazianti, non dovevano esserlo così tanto». Così il figlio di Sibilla Barbieri, Vittorio Parpaglioni, intervenendo al punto stampa che si è tenuto questa mattina presso l’associazione Luca Coscioni. Parpaglioni, assieme a Marco Perduca, dell’associazione Luca Coscioni e Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni e Responsabile Soccorso Civile, si è autodenunciato questa mattina in merito alla vicenda che ha coinvolto sua madre.
Parpaglioni ha spiegato che il lungo viaggio, e l’iter presente hanno creato «un’ulteriore e profonda sofferenza in tutti noi parenti. Mia madre è stata decisa e determinata fino all’ultimo, non ha mai vacillato nella sua voglia di autodeterminarsi. Ha sempre dato grande appoggio a noi figli, è rimasta una madre, non ha mai pesato su di noi. Il viaggio in Svizzera è stato l’ultimo momento di raccoglimento. Arrivati in clinica c'eravamo già detti tutto; comunicare così consapevolmente su di un tema come quello della morte è stato importante, ci ha concesso la possibilità di essere determinati e veri fino all’ultimo».
Tuttavia, ha spiegato il giovane, la «sofferenza provata da mia madre è stata così grande che ha perfino provato ad anticipare la data prevista per il suicidio assistito».
Il suo "testamento civile" Sibilla, morta a 58 anni, lo ha lasciato impresso in un video di poco più di due minuti. Davanti al diniego della commissione medica della sua Asl, la regista si è scagliata contro quella che lei stessa ha definito una «discriminazione gravissima tra i malati oncologici e chi si trova anche in altre condizioni non terminali». «Per questo - afferma poco prima di lasciare l’Italia - ho deciso liberamente di ottenere aiuto andando in Svizzera perché possiedo i 10mila euro necessari e posso ancora andarci fisicamente. Ma tutte le altre persone condannate a morire da una malattia che non possono perché non hanno i mezzi, perché sono sole o non hanno le informazioni, come fanno? Questa è un’altra grave discriminazione a cui lo Stato deve porre rimedio».
Nei 166 secondi del video pubblicato online, Sibilla si interrompe più volte, stenta a trattenere l’emozione, soprattutto quando parla di chi, come lei, vorrebbe poter decidere come e quando andar via. «Ringrazio l’associazione Luca Coscioni e i disobbedienti - le sue ultime parole - e ringrazio voi che mi avete ascoltato al posto dello Stato».