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Vizio di forma, processo dopo 16 anni

Di Redazione |

TORINO, 25 MAR – Sedici anni fa un giudice del tribunale di Torino, dopo avere rilevato un ‘vizio di forma’, assolse e scarcerò un gruppo di italiani e albanesi accusati a vario titolo di associazione per delinquere, droga e prostituzione. La sentenza, pronunciata il 20 ottobre 2003, è arrivata al vaglio della Corte d’appello. Gli imputati sono dodici. Il ‘vizio di forma’ riguardava l’utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche. I magistrati di Biella – che stavano svolgendo i primi accertamenti investigativi – non avevano specificato che si trattava di operazioni da svolgere con “urgenza”: all’udienza preliminare il giudice prese atto dell’anomalia e, al termine di un rito abbreviato, stabilì che le telefonate non erano utilizzabili. Nel corso degli anni la disciplina in materia è stata rivisitata dalla Cassazione. Lo scorso gennaio, a Biella, si è concluso – in primo grado – il processo parallelo contro altri componenti della presunta banda; oggi a Torino è cominciata la rilettura della sentenza del 2003.

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