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Diabete di Tipo 2, il nuovo volto della cura tra farmaci e accesso equo

Di Redazione |

ROMA (ITALPRESS) – Il Diabete di Tipo 2 rappresenta una delle principali prioritá sanitarie nel nostro Paese, sia per la crescente incidenza che per l’elevato impatto in termini di complicanze e costi assistenziali. Negli ultimi anni, l’arrivo di farmaci innovativi ha modificato profondamente le prospettive di cura, rendendo centrale il tema dell’accesso equo e tempestivo alle terapie. In questo contesto, si inseriscono due ambiti di riforma: la semplificazione burocratica delle procedure prescrittive e la riorganizzazione della distribuzione dei farmaci, che ne ha avvicinato l’erogazione ai cittadini attraverso le farmacie territoriali. Ne parla Raffaella Buzzetti, Presidente della Societá Italiana di Diabetologia. “In Italia – afferma – la frammentazione dell’assistenza nella presa in carico del Diabete di Tipo 2 rimane una criticitá che ostacola una gestione realmente integrata e personalizzata. Sebbene disponiamo di evidenze scientifiche e terapie efficaci, esiste ancora un divario tra le conoscenze disponibili e la loro applicazione nella pratica clinica quotidiana, soprattutto nei contesti territoriali. Le evidenze piú recenti hanno spostato il focus da un approccio centrato esclusivamente sul controllo glicemico a una visione piú ampia, mirata alla prevenzione delle complicanze cardiovascolari e renali. I principali studi hanno dimostrato che un uso tempestivo e appropriato di classi farmacologiche come gli SGLT2-inibitori e gli agonisti del GLP-1 riduce significativamente la mortalitá e gli eventi avversi maggiori. Alla luce di questi risultati, é essenziale promuovere una maggiore aderenza alle linee guida nazionali, l’adozione concreta di PDTA aggiornati, il rafforzamento del team multidisciplinare con il medico di medicina generale come nodo attivo e il diabetologo come riferimento clinico, e infine un deciso investimento nella prevenzione primaria, anche nei contesti di maggiore vulnerabilitá sociale. In sintesi, il problema non é l’assenza di strumenti, ma la difficoltá nel renderli realmente accessibili in modo uniforme. È tempo di superare la “diabetologia a due velocitá” e garantire a tutti i pazienti un accesso equo all’innovazione”. Negli ultimi anni, l’introduzione di farmaci innovativi ha modificato profondamente l’approccio terapeutico. “Continuiamo ad avere un bisogno cruciale: una presa in carico tempestiva, continuativa e realmente personalizzata dei pazienti – evidenzia Buzzetti -. Nonostante l’innovazione farmacologica abbia aperto scenari straordinari, queste opportunitá terapeutiche non sono ancora garantite a tutti i pazienti in modo uniforme. È necessario assicurare un accesso equo all’innovazione, superando disomogeneitá regionali e ostacoli burocratici. A ció si aggiunge l’urgenza di promuovere una maggiore educazione e consapevolezza, affinchê il paziente sia parte attiva nel proprio percorso di cura e comprenda pienamente il valore dell’aderenza terapeutica e dei controlli periodici. Il diabete di tipo 2, inoltre, richiede una gestione multidimensionale, che consideri non soltanto gli aspetti metabolici, ma anche il carico psicologico, sociale e funzionale della malattia. Serve un’integrazione piú solida tra i diversi livelli di cura. Infine, i pazienti chiedono oggi un’assistenza piú “vicina” – non solo in senso geografico, ma anche relazionale”. Negli ultimi mesi si é parlato del passaggio dalla distribuzione ospedaliera alla convenzionata per alcune classi di farmaci, inclusi gli antidiabetici. Quale impatto puó avere questa misura sulla qualitá di vita dei pazienti? “La distribuzione tramite farmacie territoriali rappresenta una svolta di sistema per la gestione delle cronicitá in Italia e, nel caso del Diabete di Tipo 2, puó tradursi in un impatto molto positivo sotto diversi profili – replica -. In termini di aderenza terapeutica, significa ridurre barriere logistiche e psicologiche che spesso compromettono la continuitá delle cure. Le persone con diabete devono giá confrontarsi quotidianamente con monitoraggi, visite e comorbiditá: semplificare l’accesso alla terapia é un atto concreto di attenzione verso la loro quotidianitá. Sul piano della prossimitá, questa misura rafforza il ruolo della rete territoriale, valorizzando le farmacie come presidi di salute pubblica. La farmacia non é soltanto un luogo di dispensazione, ma puó diventare uno snodo di orientamento e supporto, soprattutto nei piccoli centri e nelle aree interne. In ottica di equitá, questa riforma puó contribuire a ridurre le disuguaglianze territoriali, garantendo un accesso piú omogeneo all’innovazione terapeutica, indipendentemente dalla Regione o dalla distanza da un centro diabetologico”. Infine, semplificare le modalitá prescrittive e i percorsi di cura: quanto ritiene importante questo intervento? “Garantire un accesso equo e tempestivo alle terapie é una prioritá per la salute pubblica – ribatte Buzzetti -. Semplificare le modalitá prescrittive, nel Diabete di Tipo 2, significa rimuovere ostacoli che spesso compromettono l’aderenza terapeutica: burocrazia eccessiva, moduli disomogenei, rinnovi frequenti e vincoli prescrittivi non sempre giustificati. L’utilizzo appropriato di farmaci innovativi richiede percorsi piú lineari, digitalizzati e uniformi. Rendere il sistema piú semplice non vuol dire banalizzare, ma costruire un modello clinicamente solido, centrato sul paziente. Inoltre, la semplificazione puó aiutare a superare le disuguaglianze legate al territorio e alla disponibilitá di specialisti, garantendo pari opportunitá terapeutiche su tutto il territorio nazionale. È una misura che incide direttamente sulla qualitá dell’assistenza e sull’equitá del sistema”, conclude. – foto Esperia Advocacy – (ITALPRESS). fsc/com 15-Apr-25 19:03

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