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In Sicilia circola un quarto dei treni della Lombardia e la Catania Gela è tra le 10 peggiori linee

Il rapporto di Legambiente: Sud penalizzato. Nell'isola 506 "regionali" contro i 2.173 della regione del Nord

Di Stefania De Francesco |

Con i continui ritardi infrastrutturali, i treni poco frequenti, le linee a binario unico, la lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte, chiuse e dismesse, e le risorse economiche inadeguate, resta indietro il trasporto su ferro dell’Italia in Europa. La cura del ferro è lenta, nonostante timidi miglioramenti, e a pagarne lo scotto è ancora il sud Italia.

Il rapporto Pendolaria 2023 di Legambiente sottolinea che nel Mezzogiorno circolano meno treni, più vecchi – con un’età media di 18,5 anni, in calo rispetto a 19,2 del 2020 ma più elevata degli 11,9 di quelli del nord – e su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate.

In Sicilia, le corse dei treni regionali sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della Lombardia, dove la popolazione è pari al doppio dei siciliani.

La cura del ferro deve essere «una priorità per il governo Meloni, prevedendo 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, recuperabili dal bilancio dello Stato specialmente all’interno del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili», osserva l’associazione del cigno verde.

«Bisogna smetterla di rincorrere inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina» dice il presidente di Legambiente Stefano Ciafani che al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, chiede di dedicare ai pendolari «almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere». Il ponte sullo Stretto, replica il deputato Domenico Furgiuele, vicecapogruppo della Lega e segretario della Commissione Trasporti, «è una delle opere più ecologiche ponderate negli ultimi trent’anni e fondamentale per il completamento della rete Ten-T, corridoio scandinavo mediterraneo» mentre la senatrice calabrese della Lega Tilde Minasi, rileva che dopo «anni di chiacchiere» con l’arrivo al Mit di Salvini il vento è cambiato», ed elenca bandi in tempi record per sbloccare opere strategiche, investimenti nel trasporto pubblico, un piano per le stazioni e «il progetto del Ponte sullo Stretto, che resta una priorità affinché l’Italia non viaggi più a due velocità».

Dal 2010 al 2020 «sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro» dice Legambiente che richiama i dati del Conto nazionale trasporti secondo cui sono stati realizzati 310 km di autostrade, più migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte di 91 chilometri di metropolitane e 63 km di tranvie. Eppure «l’Italia ha bisogno di aumentare sensibilmente i passeggeri in metro e in treno, se vuole migliorare anche la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di Co2 come previsto dall’Accordo di Parigi», visto che il settore è responsabile di oltre un quarto delle emissioni italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990.

Nella classifica delle 10 linee peggiori d’Italia, ci sono nord e sud: le ex linee Circumvesuviane, la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo, la Catania-Caltagirone-Gela, poi Milano-Mortara, Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia, Genova-Acqui-Asti, Novara-Biella-Santhià, Trento-Bassano Del Grappa, Portomaggiore-Bologna. Per la ong gli assi prioritari su cui intervenire sono: Napoli-Reggio Calabria, Taranto-Reggio Calabria, Salerno-Taranto, Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania.

Servono poi collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola e va potenziato il trasporto via nave.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA