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Catania, la leghista Valeria Sudano in campo nella corsa a sindaco: «Ecco di cosa ha bisogno adesso questa città»

Intervista con la deputata del Carroccio: «Scelta condivisa con Salvini, Non spaccherò il centrodestra. Fdi può proporre un nome, ma prevalga il senso di responsabilità»

Di Mario Barresi |

«Ho deciso di mettere a disposizione di tutta la città la mia candidatura a sindaco di Catania».Due calici di Barbera e un enorme pacchetto di Fonzies. Divorato, più che sgranocchiato, sul divano di casa sua, nel corso di una lunga intervista “senza filtro” a La Sicilia. La campagna elettorale, a questo punto, è davvero cominciata.

Onorevole Valeria Sudano, perché?

«Perché arriva un momento in cui si devono fare delle scelte. Non basate sulla ragione né sul calcolo, ma fondate sul sentimento, sulla passione. E soprattutto sul senso di responsabilità anche tenuto conto dell’imminenza della scadenza elettorale, dello stato di salute della città e dell’esigenza di avviare una attenta e certosina attività di ascolto e coinvolgimento della cittadinanza».

A proposito di responsabilità: si sta assumendo quella di spaccare il centrodestra.

«E perché?»

Fratelli d’Italia ha detto chiaramente che a Catania pretende il candidato.

«Catania va al voto in primavera e certamente Fratelli d’Italia, come ogni altro partito della coalizione, ha la facoltà di poter proporre un proprio candidato. Ciò posto, Catania oggi è una città bellissima ma anche con mille difficoltà e problemi da affrontare tanto sul piano economico quanto su quello sociale e culturale. Quest’ultimo aspetto è per me quello prioritario che deve, necessariamente, portare a fare valutazioni non sul piano della voglia di fare prevalere una logica di parte, ma sulla base della responsabilità e dell’interesse superiore della comunità da amministrare».

Insomma, lei non balla da sola…

«Fratelli d’Italia, la Lega, Forza Italia, come anche tutte le formazioni territoriali che compongono il centrodestra, tanto a Catania quanto a livello nazionale, hanno sempre dimostrato di possedere questo metro di giudizio e di valutazioni nel proprio dna. Ecco perché sono certa che verrà compreso che la mia candidatura non nasce per creare divisioni o frizioni ma, come detto, per esclusivo senso di responsabilità e di gratitudine nei confronti di una straordinaria comunità cittadina che, in questi anni di impegno politico, prima fra banchi del consiglio comunale e poi, nel tempo, in Assemblea regionale, al Senato e, oggi, alla Camera, mi ha sempre premiato dandomi consenso e affetto».

Salvini si batterà per lei sfidando Meloni su Catania?

«Questa candidatura, come è ovvio, è stata valutata e condivisa con il mio segretario nazionale. Salvini, fra l’altro, in più occasioni, anche con interventi concreti come tutti sanno, ha mostrato interesse e impegno per la nostra città che certamente non farà mancare nel futuro. Ma non vogliamo cullarci sul vento di centrodestra dopo le vittorie riportate in ambito nazionale e regionale. Per questo intendo lanciare, sin d’ora, un appello alle forze migliori della città, senza escludere nessuno. Sono pronta a raccogliere consigli e suggerimenti, esperienze ed energie. Io, per indole e per storia politica personale e familiare, sono una persona molto aperta al dialogo. Vorrei che in questo progetto fossero coinvolte quante più realtà e mondi possibili, anche diversi fra di loro, della nostra città».

E il suo seggio a Montecitorio? Se dovesse essere eletta, tornerebbe in palio il collegio uninominale. Un altro argomento contrario già sventolato dagli alleati-nemici…

«La invito a guardare la questione da un’altra prospettiva: io sono stata appena eletta alla Camera, conquistandomi il collegio di Catania. Perché non si chiede invece come mai di fronte a una prospettiva politica di cinque anni, prestigiosa e magari meno rischiosa, scelgo invece di rimettermi in gioco per amministrare la nostra città? Gliela do io la risposta: perché voglio una Catania che torni a parlare e a far parlare di sé positivamente, ma allo stesso tempo capace di ascoltare e ascoltarsi per costruire concreti modelli di crescita».

Negli ultimi cinque anni, con un’amministrazione di centrodestra, non è stato così?

«Sono stati cinque anni vissuti nell’incertezza, aggravata dall’emergenza Covid. Non era facile progettare il futuro, la gestione a intermittenza della città ha molto complicato le cose. Il punto, però, non è parlare del passato ma guardare a cosa fare oggi per dare a Catania un nuovo corso di crescita e concreta speranza per il presente e per il futuro. Catania adesso ha bisogno di un’era di pacificazione e di partecipazione».

In che senso?

«La prima pacificazione è fra i cittadini e le istituzioni. Se si vive in un Far West, dove ci si sente abbandonati, diventa più facile non rispettare le regole. Se in un quartiere c’è una discarica a cielo aperto ci sarà sempre chi butterà i rifiuti: non è giusto, è per questo che occorre rompere questo circolo vizioso rendendo visibile sul territorio l’azione dell’amministrazione. I cittadini devono avere fiducia e libertà, ma dentro regole chiare e con servizi che funzionano. In una sola parola serve normalità. L’altra pacificazione è quella fra le forze politiche: troppo spesso si perde più tempo a litigare che a lavorare. A questo va aggiunta la partecipazione. La città con tutti i suoi corpi sociali deve essere protagonista delle scelte da compiersi e, soprattutto, sapere che l’amministrazione comunale è, sempre, pronta a confrontarsi con tutti per portare avanti, nel rispetto delle regole e delle leggi, ogni iniziativa e azione che può contribuire a fare di Catania una città plurale, moderna, consapevole e orgogliosa delle proprie tradizioni e della propria storia e in grado di competere con le migliori realtà nazionali ed europee. Ecco perché le dico da subito che io offro la più totale disponibilità al dialogo per arrivare a scelte che, nel rispetto dei ruoli, siano realmente condivise».

Ma bastano i partiti a curare i mai di questa città? Ha letto il sondaggio Demopolis sul nostro giornale? La percezione della qualità della vita è pessima.

«Sì, l’ho letto con attenzione: sono dati su cui riflettere, che impongono di avviare da subito un serio e ragionato lavoro di coinvolgimento dell’intera comunità. C’è bisogno di una visione nitida della città che non ignori un’eccellenza come la nostra Università, fucina di cultura e motore di sviluppo, che ascolti una Chiesa che prova a parlare al cuore dei catanesi e coinvolgere nel progetto di città le risorse migliori del mondo dell’impresa, dei professionisti, ma anche del sociale, del terzo settore, delle periferie, della cultura, dello sport e della scuola».

Non ha ancora giocato il jolly…

«Cioè? Quale jolly?».

La carta rosa: se fosse eletta, lei sarebbe la prima donna sindaco nella storia di Catania.

«Non c’è bisogno di jolly, né di quote rosa. Io penso che le donne in politica non abbiano bisogno di corsie speciali. Certamente devi faticare di più, ma impegno e perseveranza alla fine consentono di emergere».

Magari parla così perché si sente le spalle politicamente coperte da un uomo importante come Sammartino…

«Guardi, se proprio dobbiamo parlare di uomini penso che dobbiamo fare necessariamente un passo indietro e allora devo citare mio padre e mio zio Mimmo che mi hanno trasmesso la grande passione per la politica e il rispetto per le istituzioni e per i cittadini. Dopo di che, come tutti sanno e come ho ricordato prima, io ho fatto la consigliera comunale, la deputata regionale, la senatrice e ora sono parlamentare alla Camera. E nessuno mi ha mai regalato niente. Con Luca, e non mi sottraggo alla sua domanda, condivido un percorso, che è cominciato anni fa, che continua e che vede il coinvolgimento straordinario di un gruppo umano e politico che in questi anni ci ha sostenuti e rappresentati. Uomini e donne guidati tutti dalla stessa visione della politica e, soprattutto, dalla voglia di voler contribuire alla crescita sociale, economica e culturale di Catania, della Sicilia e dell’Italia».

Insomma, si sente pronta a correre.

«Tutti conoscono il mio percorso umano e politico: ho 47 anni, sono nella fase della mia vita in cui posso mettere a disposizione maturità, esperienza, competenza e una rete di rapporti regionali e nazionali, ma allo stesso tempo entusiasmo, freschezza, energia e voglia di fare. Sì, è vero, potrei starmene tranquillamente a Roma a continuare la mia carriera politica, lavorando per rappresentare al meglio la nostra terra. Ma…»

Ma…?

«Ma penso che sia arrivato il momento giusto per assumersi la responsabilità di fare di Catania la città che merita di essere. Di certo sarà la sfida più difficile della mia vita. Eppure, glielo assicuro, è anche la più entusiasmante e quella per la quale vale la pena, senza remore, mettersi in gioco».

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