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Il declino degli ipermercati: 348 addetti a rischio tra Misterbianco e Porte di Catania

Di Maria Elena Quaiotti |

CATANIA – È ancora crisi nera per la grande distribuzione e a farne le spese sul territorio, a essere ancora in bilico dopo la ulteriore scure del Covid, sono i centri commerciali Porte di Catania e quello di Misterbianco, che stanno gradualmente “svuotandosi” di attività commerciali, specie nelle aree “no food”.

L’allarme viene lanciato da Rita Ponzo e Michele Musumeci della Fisascat Cisl, alla luce dell’ultima comunicazione in ordine di tempo, del 25 settembre, «in merito alla trattativa sugli esuberi del gruppo “Margherita distribuzione Spa” (MD), trattativa ancora in corso, e comunicazione che informa sulla messa in mobilità del personale della rete commerciale».

Ad agosto 2020 si parla di 158 dipendenti a Misterbianco, con nove adesioni alla mobilità, e 190 dipendenti alle “Porte di Catania” con otto adesioni. «Le adesioni volontarie si contano sulle dita di una mano – rilevano i sindacalisti – del resto l’incentivo all’esodo è stato ampiamente sfruttato negli anni scorsi e infatti i numeri sono questi. Noi chiediamo la salvaguardia di tutti i livelli occupazionali, o non firmeremo alcun verbale. La situazione in Sicilia è diversa dal resto d’Italia e non sembra esserci possibilità di ricollocazione dei lavoratori. Le uniche possibilità sono che il gruppo Margherita Distribuzione faccia pressione a tutti i livelli per garantire subentri aziendali che tengano conto delle maestranze esistenti e, considerato il periodo particolare, che il governo nazionale vari una legge ad hoc per aiutare con sgravi fiscali le aziende che ricollocano, alla pari di quanto fatto per le nuove assunzioni. Per noi i lavoratori sono persone che lavorano anche da anni, ci sono le loro famiglie, non si può non tenerne conto. E solo alla condizione di farlo saremo al fianco dell’azienda, o si rischia di creare ulteriori bacini di povertà. Il Covid non ha aiutato e gli ammortizzatori, tra cassa integrazione causa Covid e Naspi, coprono solo tre anni. Ma i lavoratori sono lontani dall’età pensionabile».

Intano oggi  la direzione aziendale di Coop Alleanza, che ha incontrato i sindacati sulla riorganizzazione della rete commerciale in Sicilia, ha ribadito la decisione di abbandonare definitivamente la gestione diretta dell’intera rete vendita siciliana, così come previsto nel loro piano di ristrutturazione, cedendo il marchio in franchising.

«Coop continua imperterrita nella sua decisione di abbandonare l’isola – dice Mimma Calabrò, segretario generale della Fisascat Cisl Sicilia – nonostante abbiamo ribadito la nostra disponibilità a risolvere le criticità persistenti attraverso un confronto che, come avvenuto per la Puglia, ha permesso il rilancio della rete vendita con gestione diretta».

Alla luce di quanto emerso – continua la sindacalista – oggi più che mai, si è rivelato fondamentale per i lavoratori la sottoscrizione dell’accordo quadro nazionale del 23 luglio 2020 (che avrà vigenza fino al 31 dicembre 2023) con il quale si garantisce il perimetro commerciale e occupazionale evitando il paventato “effetto spezzatino” che, con il persistere della crisi della grande distribuzione organizzata, potrebbe condannare le strutture vendita più grandi come gli iper, che lamentano essere i meno performanti, ad un futuro più che mai incerto».

«Grazie a questo accordo – conclude la Calabrò – è stato ribadito anche oggi che l’eventuale cessione debba essere fatta a un unico soggetto al fine di garantire i diritti di tutti i lavoratori interessati. Coop manterrà dunque gli impegni presi in fase di accordo quadro rimanendo in gestione diretta fino al completamento dell’eventuale cessione del ramo d’azienda».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA