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Primo Maggio

Sicilia, la Festa del Lavoro che non c’è: meno imprese e manca il personale

Nel primo trimestre scomparse 1.623 aziende, Palermo e Messina perdono addetti

Di Michele Guccione |

In Sicilia, nonostante il Bonus Sud, l’occupazione continua a non crescere, o per calo di imprese o per mancanza di personale disponibile, assorbito dal Reddito di cittadinanza. Quest’anno il Primo Maggio segna l’inizio delle nuove misure di politica attiva avviate dal ministero del Lavoro retto da Marina Calderone. Con un “decreto Lavoro” che, nella speranza di favorire l’occupazione, taglia il cuneo fiscale sulle buste paga fino a 35mila euro l’anno lordi.

Stop al Rdc

Il 2023 introduce anche la separazione, voluta dal governo Meloni, del Reddito di cittadinanza in due misure: un reddito minimo per chi non è in condizione di lavorare e una dote per sostenere percorsi di reinserimento dei beneficiari nel mercato del lavoro. Il solo annuncio di queste novità, oltre a quello di maggiori controlli, ha fatto capire ai “furbetti” del Reddito di cittadinanza che la pacchia è finita. Così solo in Sicilia, secondo l’ultimo report dell’Inps, nei primi tre mesi di quest’anno ben 62mila famiglie con 146mila componenti alla scadenza non hanno presentato la Dsu e non hanno rinnovato la richiesta per continuare a percepire il sussidio. Però, poichè i componenti delle liste di disponibilità all’impiego non aumentano sensibilmente, non è da escludere che in diversi siano tornati alla precedente attività di lavoro in nero o a delinquere. A questi mancati rinnovi di Rdc si aggiungono 25mila nuclei cui è stato revocato l’assegno o che hanno perso i requisiti di reddito o familiari. Così – dopo il picco di 282mila famiglie con 704mila componenti del 2021 – , tra revoche, decadenze, truffe scoperte e rinunce, a poco a poco la massa si è diradata e a ricevere soldi sulla card gialla sono rimaste, a marzo scorso, 191mila famiglie con 460mila componenti.

Sicilia sotto i 5 milioni

Il fenomeno della fuga dal Rdc si registra anche a livello nazionale, dove da 1,2 milioni di famiglie di fine 2022 si è scesi a 902mila di marzo. La ministra Calderone sostiene che ciò è dovuto all’aumento di assunzioni di percettori del Rdc, ma questo probabilmente non vale in Sicilia, dove, secondo gli ultimi dati Istat, l’occupazione è rimasta invariata. Nel 2022, su una popolazione che si è ridotta a 4milioni e 784mila residenti tra denatalità ed emigrazione, e su una forza lavoro residua di 1milione e 602mila unità, gli occupati sono 1milione e 337mila, il tasso di occupazione è al 42,6% a fronte di una media nazionale del 60,1%; i disoccupati sono 265mila, il tasso di disoccupazione è al 16,6%, il doppio di quello nazionale che è all’8,1%.

In 3 milioni non hanno un’occupazione

La somma di occupati e disoccupati e degli inattivi (1milione e 491mila) fa un totale di 3milioni e 93mila unità. Restano un milione e 691mila siciliani. Fra gli inattivi, tolti i minori di 14 anni e gli over 64, c’è un’altra categoria che deprime ulteriormente il mercato del lavoro: i Neet, cioè coloro che non studiano, non si formano e non intendono cercare un lavoro. Questi ultimi, secondo il Rapporto Bes 2022 dell’Istat, rappresentano il 32,4% dei giovani fra i 15 e i 29 anni d’età, la percentuale più alta del Paese.Si dirà che i percettori di Reddito di cittadinanza che mancano all’appello negli ultimi tre mesi, hanno trovato un lavoro. Tesi facilmente confutabile. Per trovare lavoro servono aziende che aumentino l’occupazione, mentre, secondo i dati aggiornati di Unioncamere Sicilia, nel primo trimestre di quest’anno l’Isola ha perso 1.623 imprese. Inoltre, delle 100mila assunzioni (23.750 in più del secondo trimestre 2022), per lo più stagionali, previste dal bollettino Excelsior entro giugno, il 36,3% è destinato a restare vacante per mancanza di candidati. Cioè, c’è il lavoro ma non si trova personale.

Le città

E dando un’occhiata alla situazione delle tre principali città, sempre secondo l’Istat, Palermo è passata dai 182mila occupati del 2018 ai 178mila del 2022; Catania è stabile a quota 80mila; Messina, invece, ha diminuito gli assunti da 58mila a 56mila. In sostanza, l’occupazione non riesce a crescere.E dove si può creare lavoro, se mancano le nuove imprese e gli incentivi o mancano o non funzionano? E in Sicilia c’è da superare anche il gap di genere: gli occupati sono 854mila uomini e 483mila donne; mentre i disoccupati sono più o meno alla pari: 152mila uomini e 113mila donne. Le donne rinunciano a lavoro e carriera, anche perchè l’occupazione in Sicilia è concentrata in settori “ostici”: 113mila in agricoltura, 100mila in edilizia, 124mila nell’industria, cioè 317mila in mestieri “pesanti”, mentre il commercio riserva “solo” 208mila posti, e 792mila si trovano nei servizi, per lo più pubblico impiego dove si accede non certo per merito. Una situazione che registro identica sin dal 1984. La battaglia per il lavoro in Sicilia è ancora lunga.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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