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Il pizzo dei pascoli dietro il gigantesco incendio boschivo del 2023 a Taormina: arrestato il piromane

Si tratta di un uomo di 59 anni che "affittava" agli allevatori terreni non di sua proprietà. Le indagini dei carabinieri

Di Redazione |

Secondo la Procura di Messina è lui il piromane che nel luglio di due anni fa appiccò un incendio che ridusse in cenere 234 ettari di terreno, tra boschi e ciltivazioni nelle aree tra Taormina, Castelmola e Letojanni.

E i carabinieri di Taormina lo hanno arrestato in esecuzione di una ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Messina. Si tratta di un uomo di 59 anni di Taormina, già noto alle forze dell’ordine, ed è accusato di incendio boschivo aggravato dal grave danno ambientale e dalla determinazione di un pericolo per gli edifici.

L’inchiesta è stata condotta dai Carabinieri di Taormina, sotto il coordinamento della Procura di Messina. Il rogo tenne tutti col fiato sospeso tra il 25 e il 26 luglio del 2023 e provocò danni oltre a fabbricati presenti nei terreni, anche di parti che lambivano l’autostrada A18, con la momentanea interruzione del tratto autostradale tra Roccalumera e Taormina.

L’incendio secondo l’accusa sarebbe stato appiccato il 25 luglio per bruciare i terreni perché si rigenerasse nuova erba e sfruttarli così per il pascolo, anche se i fondi non erano di sua proprietà ma solo limitrofi ai suoi possedimenti. L’uomo avrebbe anche invitato vari allevatori a condurre il proprio bestiame nelle aree in questione, avviando trattative per “concedere” le stesse – benché senza titolo alcuno – in cambio di somme di denaro per migliaia di euro. L’uomo avrebbe vantato ingiustificatamente la disponibilltà dei terreni e comportandosi di fatto come padrone degli stessi – a scapito dei legittimi proprietari – avrebbe esercitato un vero e proprio predominio sull’area al solo scopo di incendiarli e tramutarli in aree idonee al pascolo, per poi affidarli dietro pagamento ai titolari di allevamenti. Come emerso dall’indagine, durante le operazioni di appiccamento del fuoco, le fiamme si erano propagate in modo così rapido che l’indagato non sarebbe riuscito a spostare il suo camion, che fu distrutto, unitamente a due fucili che si trovavano al suo interno. A conferma dell’intenzione dell’indagato di sfruttare economicamente le zone distrutte dal fuoco, le indagini hanno fatto emergere come lo stesso avrebbe anche accompagnato alcune persone nei terreni di cui vantava la piena disponibilità aiutandoli a scaricare capi di bestiame affinché gli animali rimanessero lì per il pascolo.

Il 59enne è stato coinvolto anche in altre vicende giudiziarie, l’ultima delle quali lo scorso il 13 marzo quando è stato arrestato in una operazione della Dda di Messina per estorsione aggravata dalla fìnalità di agevolare l’associazione mafiosa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA