Novella Calligaris: «La mia traversata nello Stretto di Messina per annullare le distanze»
L’ex campionessa si cimenta nell'impresa a 50 anni dal suo record mondiale sugli 800 stile libero
Novella Calligaris e la traversata nello Stretto
Non nuotava da 50 anni, da quando si è ritirata dalle competizioni dopo solo sei anni di gare. Ma domani, Novella Calligaris, a 68 anni si tufferà da Capo Peloro a Messina per raggiungere la costa calabra a Cannitello. Una “nuotata” per celebrare i 50 anni dal suo mitico primato mondiale di 8’ 52" 973 negli 800 stile libero stabilito il 9 settembre 1973 a Belgrado.
È pronta per questa sua impresa?
«Beh… impresa».
Per questo suo tentativo?
«Tentativo no, perché io arrivo in fondo, questo è sicuro. Chiamiamola una festa».
Ci sono i 50 anni dal record ma c’è qualcosa di più? Una sfida personale?
«No, non si tratta di una sfida personale, è soprattutto il 75° anniversario dell’Associazione olimpici azzurri che raggruppa gli atleti di tutti gli sport e di tutte le epoche che hanno vestito la maglia dell’Italia, di cui sono presidente».
Perché proprio lo Stretto di Messina?
Eppure ancora oggi c’è chi nega questo principio, un caso su tutti Paola Egonu che si è sentita dire che “non rappresenta l’italianità”.
«Chi ha detto questo è un benemerito cretino o, quantomeno, un deficiente nel senso che “deficita”».
Come si è preparata per la traversata?
«Io ho smesso di allenarmi a 19 anni e da allora faccio il bagno in mare e basta. Ho iniziato ai primi di maggio con un allenamento a settimana sotto la guida di Fabrizio Antonelli che è il ct della nazionale di nuoto per le gare di fondo (allena Paltrinieri ndr) e con la moglie Martina De Memme che sarà con me durate la traversata. In questi giorni ho continuato gli allenamenti anche se ho avuto qualche problema con un banco di meduse».
E dopo 50 anni che voto si darebbe?
«Non mi dò un voto, me lo devono dare agli altri. Io ho solo messo a disposizione l’anniversario del mio record del mondo per dare notorietà all’Associazione olimpici azzurri perché è la storia dello sport italiano e gli atleti che l’hanno scritta devono avere il giusto riconoscimento».
Nuoterà con una cuffia bianca come in occasione del record?
«No, non sono per niente collezionista, ho fatto fare delle cuffie per tutti in cui c’è il simbolo degli azzurri d’Italia. Partiamo e arriviamo tutti insieme, saremo circa in 20, azzurri di tutte le età il più giovane ha 18 anni la più vecchia sono io».
Oggi i campioni dello sport hanno un’enorme visibilità dovuta anche ai social e le loro carriere spesso sono velocissime. Lei ha gareggiato solo 6 anni, i social non esistevano eppure attorno a lei c’è un affetto immutato. Effetto dei record o solo carisma?
«Io credo di aver infranto dei tabù. Allora l’immaginario collettivo erano le nuotatrici altre un metro e 80, con le spalle larghe i muscoli come Carnera. Io sono altra 1 metro e 67 e pesavo 42 chili (ora 52) e rappresentavo la ragazza della porta accanto quindi quando feci quei risultati l’Italia si identificò in me “se ce l’ha fatta lei posso farlo anch’io”».
In questi ultimi giorni la girato un po’ la Sicilia. Che immagine le resta?
«Ho girato in Calabria e in Sicilia due regioni che amo tantissimo. Sono posti di gente straordinaria, c’è tanto entusiasmo, l’ho constatato con mano, però mancano gli impianti, lo sport non viene considerato per quello che è, cioè il maggior “educatore” che esista sulla faccia della terra. La cultura è importantissima, ma lo sport ti insegna il rispetto delle regole dell’avversario, ad accettare la sconfitta, a superare gli ostacoli. Poi c’è chi fa i record e chi no, ma comunque raggiunge un obiettivo e darsi degli obiettivi è importante anche nella vita».
Allora in bocca al lupo o alle meduse?
«In bocca al lupo e io rispondo “Viva il lupo”».