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Strade e rotaie, 7 miliardi di “ben altro” «Ma il Ponte resta un’opera strategica»

Di Mario Barresi |

Taormina – È sinceramente costernato, Angelino Alfano, quando lascia Taormina (causa anticipo del consiglio dei ministri sul Def) prima del panel al quale teneva di più. Quello sul divario infrastrutturale, dal titolo “Il Ponte e il benaltro tanto atteso”. In contemporanea lascia Palazzo Ciampoli anche il sindaco di Messina, Renato Accorinti. Entrambi, per ragioni opposte, avrebbero però voluto e dovuto ascoltare il presidente di Anas e l’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana. Per scoprire che il “Ben Altro” rispetto al Ponte c’è già. E ammonta a quasi 7 miliardi per strade e ferrovie fino al 2020.

Gianni Armani, in apertura, ironizza: «Anas è uno dei maggiori finanziatori della Sicilia, anche se ci dovete ancora mezzo miliardo». E poi il dare: 2,7 miliardi di investimenti nell’Isola nel piano 2016/20 (il 12% del plafond totale), «più del peso dei suoi abitanti e molto più del suo peso economico». Anas gestisce nella regione 3.937 chilometri e sono previsti interventi per 4,55 miliardi (1,7 miliardi in corso, 2,7 in programmazione e 150 milioni in gara) con una «attenzione crescente e visibile». Sulla Palermo-Catania, ad esempio, si passa dai 139 milioni per 37 interventi nel 2007/14 agli 872 milioni per 84 cantieri nel 2015/19. Breaking-news sul raddoppio della Agrigento-Caltanissetta con 1,5 miliardi di investimento: il primo lotto sarà finito a gennaio 2017, il secondo (l’innesto alla A19) a gennaio 2018. Le cosiddette “strade abbandonate”: dopo il ripristino del viadotto Himera sulla («semplice a posteriori, ma è stata una sfida titanica»), previsti 5,5 milioni per il consolidamento del ponte “Cinque Archi” sulla Statale 121 e 1,3 milioni per la messa in sicurezza della Statale 113 “Settentrionale Sicula” a Gioiosa Marea. E nel piano #bastabuche, in Sicilia 80 dei 595 milioni di Anas. La chicca? «Una società unica mista Cas-Anas, per gestire la rete autostradale esistente e implementare la parte non ancora realizzata». Ma Armani, che avrà letto i bilanci del Consorzio autostrade siciliane, precisa che «non da qualunque cosa nasce una cosa positiva».

Molto atteso l’intervento di Maurizio Gentile. Che ha messo sul piatto il “Ben Altro” di Rfi per la Sicilia. Dove, se c’è una cosa peggiore delle strade, sono le rotaie. In tutto 1.379 chilometri nell’Isola, 801 elettrificati e 1.199 a binario semplice. Con 375 treni al giorno, 155 stazioni e il 15% dei viaggiatori sul nodo di Palermo. «Linee vecchie e lente, traffico merci che taglia fuori i porti di Augusta e Palermo dalle rotaie», ammette Gentile. Che però si rianima parlando di «dieci mega-progetti per la Sicilia», per un valore di 11 miliardi e 274 milioni, con 4 miliardi finanziati. Cita il raddoppio della Giampilieri-Fiumefreddo (823 milioni), annuncia «l’imminente conferenza dei servizi per il raddoppio della Catania-Bicocca-Catenanuova» e punta sul raddoppio della Catania-Messina-Palermo.

L’alta velocità resta un sogno, ma «si può fare la velocità alta» ironizza l’ad di Rfi. Linee non a 300 chilometri l’ora, ma «almeno a 200/250». Con l’obiettivo di «fare Roma-Reggio Calabria in sei ore e di portare la percorrenza Palermo-Catania a un’ora e 50 minuti, cosa fattibile visto che con semplici provvedimenti d’esercizio dopo il crollo del viadotto s’è scesi da quattro a due ore e 40». E ciò si può fare «prima del raddoppio tratta per tratta». Così come quei «22 o forse anche 26 collegamenti quotidiani sullo Stretto» ipotizzati da Rfi «con tempi di attraversamento ridotti».

Tutte le strade (e anche le rotaie) portano al Ponte. Un «tema politico sexy» per Armani. Che chiarisce: «Non può più essere una passerella fra Messina e Reggio, perché non ci sono più le famiglie che tornano da Torino con le valigie sul tetto». In soldoni: sulla Salerno-Reggio c’è un traffico giornaliero di 20mila veicoli, mentre sul «valico regionale» è di appena 5mila. «Questo traffico non giustifica un’infrastruttura stradale», dice il presidente di Anas. Che però, citando i 5 milioni di potenziali utenti ferroviari («il 10% della popolazione nazionale, quanto la Danimarca») fornisce un assist a Gentile. E l’ad di Rfi lo raccoglie. «L’Italia sta investendo 33 miliardi sul corridoio Scandinavia-Mediterraneo. Se si considera il Ponte in questo contesto, non è nemmeno l’opera più costosa visto che per il Brennero se ne spendono 9». E poi l’opera «può creare una macro-area fra Napoli, Bari, Reggio, Messina, Catania e Palermo». Col Ponte «si può fare una Pianura Padana del Sud». Gentile, citando «una cittadina angolana quarantenne che ha 3,5 miliardi di patrimonio personale», invita a guardare l’opera da un’altra prospettiva: «Nel 2100 in Africa ci saranno 4 miliardi di persone, che non migreranno più. E quindi, col Ponte, la Sicilia diventerebbe la piattaforma logistica non tanto sulla rotta sud-nord, ma per per le merci e le persone che andranno a conquistare quei mercati».

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