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L'INTERVISTA

«Vi spiego perché la Nato non interverrà in Ucraina e il peso di Sigonella in questa crisi»

A colloquio con Andrea Margelletti. Il presidente del Centro Studi Internazionali-Cesi

Di Gerardo Marrone |

L’Ucraina, la Russia, il fronte di guerra non sono poi così lontani. Si trovano a qualche ora di volo da Sigonella. “Ma l’Occidente non andrà oltre le sanzioni”, afferma Andrea Margelletti. Il presidente del Centro Studi Internazionali-Cesi spiega: “La Nato non interverrà perché l’Ucraina non fa parte dell’Alleanza atlantica e, peraltro, mi sembrano del tutto evidenti le intenzioni degli Stati Uniti. Che hanno spostato in quella zona appena 3 mila paracadutisti armati di fucili! Il rischio di un allargamento, comunque, esiste in ogni conflitto perché si sa sempre come inizia e mai come finirà”.

Nelle mappe strategiche di questa crisi, quanto pesa la base siciliana di Sigonella?

“È una base estremamente rilevante perché lì disponiamo di importantissime realtà di ricognizione, come i droni Global Hawk. Le informazioni sono sempre più decisive: maggiormente ne disponi, minore sarà il pericolo di commettere errori”. 

E quanto vale davvero la nostra Isola nello scacchiere mediterraneo?

“La Sicilia è in una posizione determinante per il controllo del Mediterraneo centrale, quindi assolutamente strategica. Con quello di cui disponiamo qui, ovvero con assetti di ricognizione, è ad esempio possibile per gli italiani e gli alleati gestire la fondamentale partita che proprio con i russi si sta giocando in Libia e nel Sahel”.

Ci sono droni e droni… Può descriverci i “Global Hawk”, che decollano proprio dalla terra d’Etna?

“Sono sistemi strategici, gli americani ne hanno una cinquantina. Sono davvero in grado di fare la differenza, perché possono stare in volo per più di ventiquattr’ore con una serie di sensori che sono realmente incredibili. Strumenti di altissima precisione, per le missioni più importanti. Sia chiaro, però, che non sono armati e non possono esserlo”.

A Sigonella solo velivoli-spia?

“Ci sono anche i P-8 Poseidon. Sono i nuovi, nuovissimi, velivoli antisommergibili della Marina americana. Questi sì, sono armati ma di siluri. Hanno, inoltre, una suite elettronica particolarmente sofisticata e quindi possono essere usati anche per attività di ricognizione. Preciso: non è possibile scambiarli per aerei da combattimento”.

Nel 2011, questa fu la pista degli F16 impegnati nella missione in Libia. Improbabile che qui, a breve, possano tornare gli aerei da combattimento?

“Non ne vedrei assolutamente la ragione. Nel 2011, lo spostamento di alcuni F16 era dovuta al fatto che Sigonella era più vicina alla Libia rispetto ad altre basi. Adesso, la crisi sta da altre parti e Sigonella è molto lontana dal teatro della crisi ucraina”.

Il 23 febbraio di ogni anno i russi festeggiano la “Giornata del Difensore della Patria”. Per Putin, una data pericolosamente carica di suggestioni?

“Le date simboliche contano poco in questo caso. I russi sono abituati a operare con pianificazioni di opportunità, bisognerà vedere adesso come si dipana il dialogo tra Kiev e Mosca. Obiettivamente, il dialogo mi pare molto difficile dal momento che la Russia ha invaso l’Ucraina”.

Nel corso della trasmissione “Porta a Porta”, martedì sera, lei ha esclamato: “Questa è una storia che finisce presto!”. Sbaglio, o la frase non promette nulla di buono?

“No. Finire presto non significa necessariamente aspettarsi un’accelerazione in negativo. È solo che Mosca non può mantenere per lungo tempo il dispositivo militare attualmente dispiegato attorno all’Ucraina. Un dispositivo enorme: hanno portato lì tutto quello che hanno”.

Berlino ha sospeso la realizzazione del gasdotto “Nord Stream 2”, che collega la costa baltica russa alla Germania nord-orientale. Basteranno le sanzioni per fermare un’invasione in Ucraina?

“Credo che Putin abbia ben chiaro quale sia il suo obiettivo, avendo valutato sin dall’inizio i rischi di una risposta occidentale. Qualora puntasse a cambiare lo scenario politico a Kiev, come sembra evidente, cercherà di conseguire questo traguardo senza se e senza ma”.

Decisamente da escludere dunque che Stati Uniti e alleati possano prendere in considerazione l’opzione bellica?

“Lo escludo. Ripeto, l’Ucraina non è un Paese della Nato e quindi non si può invocare l’articolo 5 (il Trattato prevede che in caso di attacco armato contro uno o più Stati dell’Alleanza atlantica in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, ndr). Magari perderanno la faccia, ma è decisamente eloquente il fatto che gli Usa abbiano mandato in Ucraina un numero risibile di forze”. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA