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Azov, pronti a obbedire all’ordine di evacuazione

"Per salvare vite umane dopo 82 giorni di resistenza"

Di Redazione |

Nei cunicoli dell’Azovstal filtrano spiragli di speranza. Dopo settimane di assedio estenuante, parzialmente sospeso solo per l’evacuazione dei civili, intravedono infine una possibilità di salvezza anche i combattenti feriti asserragliati nell’acciaieria-bunker di Mariupol. L’accordo di tregua, pazientemente tessuto dal governo di Volodymyr Zelensky all’ombra delle polemiche interne sul presunto abbandono del reggimento Azov, è stato annunciato dal ministero della Difesa russo: un cessate il fuoco temporaneo per consentire l’uscita attraverso i corridoi umanitari dei soldati feriti. Nei giorni scorsi, l’Ucraina ne aveva individuati almeno 38 in condizioni gravi, con l’urgenza di cure mediche, che i sanitari a loro volta prigionieri nei tunnel dell’impianto non potevano fornire. Ma in tutto i feriti sarebbero circa 600. 

«Per salvare vite umane, l’intera guarnigione di Mariupol sta attuando la decisione approvata dal Comando militare supremo», ha confermato in un videomessaggio diffuso in serata sui social il comandante del battaglione, Denis Prokopenko, ricordando che i suoi hanno «respinto le forze schiaccianti del nemico per 82 giorni e permesso all’esercito ucraino di riorganizzarsi». 

Un’intesa da tradurre ora sul campo, con incognite e sabotaggi sempre dietro l’angolo, come dimostrato dai costanti rimpalli di accuse sulle violazioni nei giorni della fuga dei civili. Il balletto di annunci e smentite era iniziato già prima della dichiarazione di tregua, quando i filorussi di Donetsk hanno comunicato l’uscita dei primi dieci combattenti dall’impianto sventolando bandiera bianca: una resa negata dal consigliere del sindaco Petro Andryushchenko. Secondo i piani di Mosca, i corridoi dovranno condurre i feriti a Novoazovsk, a est di Mariupol, nel territorio controllato dai separatisti, mentre Kiev continua a premere per la mediazione della Turchia, che si è nuovamente detta pronta ad evacuare i militari con una nave dal vicino porto di Berdyansk a Istanbul. Nel resto dell’Ucraina, invece, le armi non tacciono. La controffensiva prosegue sulle ali dell’entusiasmo nella regione di Kharkiv, la seconda città nel nord-est del Paese, dove l'esercito di Kiev rivendica di aver ripreso il controllo fino al confine con la Russia. Un’avanzata che, se consolidata, darebbe un’ulteriore iniezione di fiducia alle truppe, che già attendono l’arrivo delle nuove forniture di armi pesanti dagli alleati occidentali. «Signor Presidente, ce l’abbiamo fatta», festeggiano intanto orgogliosi i militari al fronte in un video diventato virale sui social e rivolto a Zelensky, che ha subito risposto esprimendo «una gratitudine senza confini» alle truppe del 227/mo battaglione della 127/ma brigata delle forze di difesa territoriale.   L’avanzata ha intanto spinto Mosca a rafforzare il controllo sul confine nelle regioni di Bryansk e Kursk, mentre fino a sette battaglioni delle forze armate bielorusse continuano a presidiare la frontiera con l’Ucraina, costringendo le truppe di Kiev a non allentare la sorveglianza.   Per la Russia, però, potrebbe trattarsi anche di manovre per concentrare gli sforzi sull'offensiva nel Donbass. Attacchi che le forze ucraine, quando non possono contrastare, cercano di frenare. Come dimostra la riproposizione della tattica di far saltare i ponti ferroviari nell’oblast di Lugansk tra Rubizhne e Severodonetsk, la più orientale delle città controllate da Kiev, dove il governatore Serhiy Gaidai ha denunciato la morte di almeno 10 persone in una giornata di pesanti raid su infrastrutture civili, compreso un ospedale. Le truppe d’invasione si concentrano poi in direzione di Donetsk, raggruppando secondo lo Stato maggiore di Kiev i propri reggimenti nell’area di Izyum per tentare uno sfondamento a sud, mentre altre avanzate sono state respinte a nord-est, nell’area di Sumy. 

Gli attacchi missilistici proseguono anche sulla fascia meridionale costiera. Raid in pieno giorno hanno colpito Mykolaiv, devastando secondo il sindaco Alexander Senkevich un quartiere residenziale della città. Nuovamente colpita anche la regione di Odessa, dove le autorità hanno denunciato il ferimento di almeno tre civili, tra cui un bambino piccolo, a seguito dei bombardamenti contro infrastrutture turistiche e un ponte sull'estuario del fiume Dnestr. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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