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I ritardi Usa, lo spreco e il fallimento di 20 anni di maxi finanziamenti

Un anno senza raid americani ha lasciato campo libero ai Talebani che si sono riorganizzati 

Di Stefano Intreccialagli |

 I vent'anni di guerra degli Stati Uniti in Afghanistan terminano come sono iniziati: con i talebani al potere. La presa di Kabul ha sancito infatti il triste epilogo dell’intervento militare più lungo d’America. E sono molti a chiedersi nel mondo come sia stato possibile per il Paese tornare così rapidamente nel buio dell’Emirato islamico. Una classe politica impreparata, istituzioni ancora acerbe, e soprattutto un esercito male addestrato, corrotto e pronto a disertare sono stati gli ingredienti che hanno permesso ai talebani di dilagare in una campagna militare lampo partita dopo che il presidente Biden ha annunciato che tutte le truppe americane avrebbero lasciato il paese entro settembre. 

 Gli insorti si sono ripresi l’Afghanistan quasi senza sparare un colpo. Distretto dopo distretto, molti soldati demoralizzati e isolati hanno semplicemente fatto il calcolo che non valeva più la pena combattere, specialmente con i talebani che offrivano denaro e un passaggio sicuro verso casa. E tanti si sono lasciati dietro armi ed equipaggiamento militare, finito nelle settimane scorse nelle mani dei miliziani. Ora l’Emirato islamico ha a disposizione persino elicotteri e veicoli blindati, oltre che artiglieria, velivoli senza equipaggio (Uav) e attrezzature per la visione notturna. Jack Watling, un ricercatore del think tank Rusi, ha osservato che i talebani non hanno le competenze per usare mezzi come elicotteri. Ma gli insorti stanno già vendendo alcune delle armi e dei mezzi rubati all’estero, in Asia centrale e in Medio Oriente, e in futuro probabilmente in Africa orientale. Un modo per fare cassa che potrebbe avere conseguenze gravi in altre polveriere del mondo. 

 Quello delle armi lasciate al nemico è solo un aspetto che evidenzia il drammatico fallimento dell’esercito afghano, derivato da difetti interni aggravati da errori strategici del governo di Ashraf Ghani e dal ritiro delle forze Usa. Gli americani hanno infatti portato via il supporto aereo, l'intelligence e i contractor. Ciò ha significato che le forze afghane, semplicemente, non hanno potuto più operare, ha spiegato al Wall Street Journal il generale in pensione Daniel Bolger, che ha comandato la missione della coalizione guidata dagli Usa per addestrare le forze afgane nel 2011-2013. 

 Nei giorni scorsi, i media statunitensi hanno poi svelato impietosamente i ritardi, lo spreco e il fallimento di 20 anni di maxi finanziamenti (83 miliardi di dollari) e addestramenti dell’esercito e della polizia. Con dirigenti Usa, Nato e di Kabul che hanno parlato di forze di sicurezza incompetenti e corrotte, soldati indisciplinati e dediti a furti di uniformi, benzina e pezzi di ricambio. E di comandanti pronti a gonfiare il numero degli arruolati per fare la cresta sui salari.   Alle inadeguatezze delle forze di sicurezza afghane, si aggiunge il fatto che i talebani hanno approfittato dei colloqui di pace sponsorizzati dagli Stati Uniti per ingannare Kabul sulle loro intenzioni, preparandosi all’offensiva lampo. Andrew Watkins, analista senior presso l’International Crisis Group, ha spiegato che ciò che è cambiato tra il febbraio 2020 e l'annuncio del ritiro Usa è stata la fine degli attacchi aerei americani, che richiedevano un pesante tributo ai combattenti. "L'accordo di Doha ha concesso ai talebani una tregua di un anno», ha affermato Watkins. «Sono stati in grado di riorganizzarsi, pianificare, rafforzare le loro linee di rifornimento, avere libertà di movimento, senza paura dei bombardamenti americani». E passo dopo passo, sono riusciti a ristabilire il dominio dell’Emirato islamico dell’Afghanistan.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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