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Truss nuova leader Tory, da domani premier della Gran Bretagna

Sconfitto Sunak nella corsa per la successione a Boris Johnson

Di Redazione |

Una premier donna – terza nella storia britannica e conservatrice come le altre due – per provare a riprendere per i capelli la legislatura e dare una scossa a un Regno Unito minacciato dalla crisi attraverso la promessa di un’accelerazione a destra forse senza precedenti nei programmi e nella retorica. Liz Truss, classe 1975, è da oggi la nuova leader del Partito Conservatore, forza di maggioranza a Westminster: prescelta dalla base degli iscritti per succedere automaticamente anche sulla poltrona di primo ministro al dimissionario Boris Johnson, travolto a luglio da scandali e congiure. 

La proclamazione, largamente attesa, è arrivata con la lettura del risultato del ballottaggio finale fra lei, ministra degli Esteri in carica rimasta fedele a BoJo fino all’ultimo minuto, e il 42enne Rishi Sunak, ex cancelliere dello Scacchiere di radici familiari indiane che un mese e mezzo fa, con la sua uscita dal governo, aveva spianato la via alla caduta del trionfatore delle elezioni politiche di tre anni fa. Liz, ha certificato sir Graham Brady, presidente del Comitato 1922 che sovrintende alle rese dei conti in casa Tory, ha incassato il 57,4% dei suffragi dei 172.000 voti espressi dai militanti contro il 42,6 di Sunak: un vantaggio netto, anche se meno debordante di quanto previsto da alcuni sondaggi; e inferiore di una decina di punti allo score di Boris Johnson nel 2019. Margine in ogni modo più che sufficiente a spalancarle la porta del numero 10 di Downing Street e a garantirle l’ovazione di rito della platea di partito. Riunita a Westminster, nel giorno della riapertura delle Camere dopo la pausa estiva, per assistere plaudente – al di là di perduranti divisioni intestine – alla tradizionale cerimonia dell’annuncio. 

E’ poi seguito l’esordio sul podio della neoleader: pronta a questo punto a ereditare le redini del governo da Johnson domani, nell’ambito d’un passaggio di consegne che la 96enne regina Elisabetta – impossibilitata a compiere un viaggio extra di mille chilometri fino a Londra – presiederà per la prima volta dalla residenza scozzese estiva di Balmoral, ricevendo in rapida successione il quattordicesimo e la quindicesima premier dei suoi 70 anni di regno da highlander.   Monocorde come sempre, nel suo abito blu ton sur ton con i colori dei vessilli Tory, Truss si è intanto annunciata ribadendo le parole d’ordine di una piattaforma «coraggiosa», da "vera conservatrice". Fatta di richiami al mito della lady di ferro Margaret Thatcher e d’impegno a una sostanziale continuità programmatica (se non sugli aspetti più controversi del comportamento individuale) rispetto a «Boris": l’uomo che da ministra di medio rango 12 mesi orsono l’aveva promossa titolare del Foreign Office; e che stasera ha ricevuto l’ultimo omaggio grato dal presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Una continuità piena in politica estera, segnata in particolare alla volontà di restare in prima linea nel sostegno anche militare di Kiev contro l’invasione russa (non senza arrivare a sbandierare il deterrente nucleare), oltre che di tener testa all’Ue sul protocollo dell’Irlanda del Nord e gli altri dossier del post divorzio; corretta da toni ideologicamente più rigidi di matrice liberista in materia economica, con la promessa di aiuti alle famiglie contro il caro vita e il caro bollette energetiche oscurata – in tempo d’inflazione record – da quella di un taglio di tasse generalizzato, ricchi in testa, per privilegiare «la crescita sulla redistribuzione». 

Dal mondo rimbalzano nel frattempo le congratulazioni di alleati e partner (inclusi Mario Draghi e Giorgia Meloni). Condite, nel caso della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, dall’auspicio-monito sulla necessità di "un rapporto costruttivo» con Bruxelles improntato al «rispetto dei nostri accordi». Mentre è già polemica dai banchi dell’opposizione laburista alla Camera dei Comuni, il cui leader, Keir Starmer, si è mostrato pronto a denunciare da subito la scure fiscale come una priorità sbagliata e a chiedere a Truss dove «prenderà i soldi». Oltre a sfidarla a sottoporsi al vaglio d’una legittimazione popolare diretta per ora latitante, in mancanza della prospettiva di elezioni anticipate che ad oggi Liz esclude, insistendo di voler arrivare sino al termine della legislatura di «fine 2024». Ma che potrebbe essere costretta ad affrontare comunque, sullo sfondo delle nuove, implacabili fronde interne Tory a cui il Mirror già guarda: senza escludere addirittura un contro golpe nei prossimi mesi per provare a ri-sostituirla con un Johnson la cui ombra – nonostante tutto e in barba al sostegno dichiarato o agli appelli all’unità – rimane ingombrante dietro di lei.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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