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L'intervista

Ucraina, l’ambasciatore russo in Italia: «Nessuna invasione, difendiamo il Donbass»

Di Redazione |

La Russia non ha mire imperialistiche e l’azione militare nel Donbass è difensiva rispetto all’aggressione di Kiev, necessaria perché l’Occidente non ha fatto abbastanza sul fronte diplomatico. L’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov, in un’intervista all’ANSA, contesta punto su punto le accuse che Mosca abbia pianificato da tempo un’invasione dell’Ucraina. E avverte americani ed europei, inclusa l’Italia: le sanzioni saranno controproducenti, come già si vede dall’impennata dei prezzi dell’energia.   – Il presidente Putin ha parlato di una «operazione speciale" in Ucraina. Ma ci sono attacchi armati, bombardamenti e morti. Non crede che sia una vera e propria guerra? E dove si fermerà questo attacco?   «Io faccio riferimento ai concetti e alle formulazioni usate dal presidente della Russia. La Russia sta conducendo un’operazione militare speciale volta a salvare la vita di milioni di persone che vivono nelle Repubbliche popolari di Donbass e Lugansk, a smilitarizzare e denazificare l’Ucraina. Lei parla di guerra, ma una vera guerra contro il Donbass è di fatto in corso da diversi anni e le vittime si contano a migliaia», afferma Razov. Aggiungendo che «ogni evento storico ha dei precedenti che il presidente Putin ha delineato in modo molto dettagliato ed esteso nel suo discorso relativo agli eventi in Ucraina. Può trovarlo sul sito ufficiale del Cremlino». In quest’ottica, aggiunge il diplomatico, «le prospettive dell’evoluzione in Ucraina dipenderanno dal corso e dal risultato di questa speciale operazione militare».   Il ministro degli Esteri italiano Di Maio si era recato la scorsa settimana a Mosca, ed era in preparazione una visita del presidente del Consiglio Mario Draghi. Cosa è cambiato all’improvviso che ha indotto la Russia a cambiare rotta e rinunciare a queste iniziative diplomatiche?   «Non siamo stati noi a rinunciare alle iniziative diplomatiche, bensì alcuni dei nostri principali partner stranieri. Il 24 febbraio, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov avrebbe dovuto incontrare a Ginevra il segretario di Stato americano Antony Blinken, e in seguito il suo omologo francese. Solo poche ore prima della riunione di Ginevra, abbiamo ricevuto la notifica da Washington dell’annullamento della riunione», ricorda Razov.   Per quanto riguarda l’Italia, «il ministro Di Maio è stato a Mosca il 17 febbraio e ha avuto colloqui anche sulla possibilità di una soluzione diplomatica della situazione intorno all’Ucraina. Si è anche discusso, com'è noto, dell’organizzazione della visita nella capitale russa del primo ministro italiano Mario Draghi». Ma «dopo la nostra decisione di riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, i nostri colleghi italiani hanno ritenuto che la visita non fosse possibile. Sottolineo che tutto questo avveniva prima dell’inizio dell’operazione militare speciale», puntualizza. In ogni caso, «il ministro Lavrov ha ribadito che siamo sempre pronti al dialogo».   Quali possono essere le conseguenze economiche di questa guerra per l’Italia, l’Europa e la Russia?   «Come sa, i partner occidentali hanno già annunciato l'introduzione di sanzioni economiche serie e di vasta portata contro la Russia. C'è già stata una reazione a questo annuncio da parte della nostra economia, che registra fluttuazioni significative nelle quotazioni di borsa e nel tasso di cambio del rublo. Erano cose previste. Il governo russo sta adottando misure di stabilizzazione della situazione», dice Razov.  «D’altra parte, i prezzi dell’energia sono aumentati bruscamente». E «questo può avere un impatto sull'economia della Ue, compresa l’Italia, e sul benessere dei cittadini. In tutti gli ultimi anni, reagendo alle innumerevoli, anche immotivate, sanzioni dell’Occidente, abbiamo parlato della loro natura controproducente». Allo stesso tempo, assicura, «la Russia non ha intenzione di danneggiare il sistema economico globale di cui è parte integrante. Ieri e oggi il transito del gas russo attraverso il territorio ucraino è stato effettuato regolarmente».  Il presidente Putin nel suo discorso televisivo di lunedì ha riproposto la sua ricostruzione della storia dei rapporti tra Russia e Ucraina che aveva già esposto in un articolo pubblicato la scorsa estate. E’ un discorso che ha preoccupato molto l'Occidente perché sembra negare all’Ucraina il diritto di esistere come nazione e affermare che può esistere solo come parte della Russia. Non crede che queste preoccupazioni siano giustificate?   «Nella sua dichiarazione, il presidente Putin sul punto ha fornito fatti e argomenti storicamente verificati e indiscutibili. Dopo il crollo dell’URSS, la Russia ha accettato le nuove realtà geopolitiche. Avevamo normali relazioni interstatali con l’Ucraina. L’Ucraina era membro della CSI e di altre strutture funzionanti nello spazio post-sovietico», spiega il diplomatico russo. E rileva che «la situazione è cambiata radicalmente dopo gli eventi di Maidan del 2013-2014 e l’ascesa al potere di forze essenzialmente concentrate sulla trasformazione dell’Ucraina in uno stato ostile alla Russia. E la Russia non può sentirsi al sicuro, non può svilupparsi avendo una minaccia costante proveniente dal territorio dell’odierna Ucraina».   La Russia vuole riprendere il controllo sulle ex Repubbliche sovietiche?   «C'è una battuta: Quando un diplomatico dice sì significa forse, se dice forse significa no, e se dice no non è un diplomatico. Quindi, mettendo a rischio la mia appartenenza alla comunità diplomatica, risponderò alla sua domanda con un categorico no».  

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