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Wwf: aumenta lo spreco del cibo, buttato il 40%

Ogni anno nel mondo 2,5 miliardi di tonnellate di alimenti vengono perdute nella catena dalla terra alla tvaola, valgono il 10% dei gas serra

Di Redazione |

 Ogni anno nel mondo 2,5 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate lungo la catena che porta dalle aziende agricole e dagli allevamenti alla tavola. Si tratta del 40% circa del cibo prodotto globalmente, più del 33% circa stimato nel 2011 dalla Fao, che ipotizzava ai tempi uno spreco annuo di 1,3 miliardi di tonnellate di generi alimentari. Lo rileva il report 'Driven to waste: food global losses on farms' redatto dal Wwf e dalla catena di supermercati Tesco. 

 «L'aumento della quantità totale di cibo perso e sprecato – si legge – significa che anche la quantità di missioni di gas serra generate dal cibo che non viene consumato sono cresciute dalla precedente stima dell’8% al 10% del totale». Il report stima che 1,2 miliardi di tonnellate di cibo vengano perse nelle aziende agricole, prima, durante e dopo il raccolto. Si tratta del 15,3% del cibo prodotto, a cui si aggiungono i 931 milioni di tonnellate sprecate nel retail, nei servizi di ristorazione e nelle case dei consumatori secondo Food Waste Index dell’Unep (Programma delle Nazioni unite per l'ambiente) e le perdite stimate nelle fasi di trasporto, stoccaggio e lavorazione successive alla raccolta nelle aziende agricole.

Non c'è stato un tempo in cui è stato più importante raddoppiare i nostri sforzi per ridurre lo spreco di cibo alla luce dell’accresciuta consapevolezza dell’impatto del nostro sistema alimentare sulla salute dell’ambiente e sui temi globali dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione», afferma il report dopo aver ricordato come, già nel 2015, i Sustainable development goal si fossero posti l’obiettivo di dimezzare lo spreco di cibo post-retail e di ottenere una riduzione di quelle pre-retail. 

 «Nonostante ciò, la perdita di cibo nelle aziende agricole resta trascurata in confronto agli sforzi diretti al retail e alle famiglie» e questo «è dovuto in parte alla complessità nel misurare le perdite a nelle fattorie, che creano difficoltà nel misurare i progressi nella riduzione e sottostimano l’importanza del loro contributo ai livelli di spreco del cibo». Il rapporto stima così per la prima volta dal 2011 lo spreco di cibo a livello di aziende agricole e allevamenti offrendo così «una fotografia più chiara della dimensione della perdita di cibo" lungo tutta la catena che porta alla tavola.   Dal rapporto emerge anche che sono le industrie agricole dei Paesi più evoluti (Europa, Nord America e Paesi industrializzati dell’Asia ) quelle che sprecano di più, nonostante tecnologie più avanzate: con solo il 37% della popolazione globale contribuiscono al 58% delle perdite di raccolto, pari a 368 miliardi di tonnellate. 

 Ai governi viene quindi chiesto di assegnare «una posizione più alta nelle loro agende politiche» al tema «nella forma di target di riduzione degli sprechi di cibo legalmente vincolanti, di politiche che proteggono gli agricoltori da pratiche commerciali scorrette, di investimenti in infrastrutture, ricerca e sviluppo e formazione, di condizioni migliori per gli animali e leggi sulla pesca che riducano il volume dello spreco negli allevamenti e nella produzione ittica».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA