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Agrigento: una “cintura” di rifiuti circonda la città

Di Gioacchino Schicchi |

AGRIGENTO – Assediati su più fronti. Veri territori di confine, cuscinetti tra la città di Agrigento e i comuni dove si dovrebbe fare la raccolta differenziata. In quella che oggi è una guerra senza eserciti, ma con un mare di spazzatura da gestire, ci sono due quartieri del capoluogo che più degli altri soffrono per mancanza di controlli e sovrabbondanza di inciviltà: Monserrato e il Quadrivio Spinasanta.

Il primo, assediato dagli empedoclini, che si recano in via Punta Bianca per abbandonare i rifiuti, probabilmente in compagnia dei residenti nei paesi della costa che si recano nel capoluogo per lavoro. Il secondo molto più “ambito”, giacché qui trovano comodo rifugio per i loro sacchetti di materiali tutt’altro che differenziati oltre che i cittadini di Fontanelle, unico quartiere dove la raccolta stradale è stata eliminata, ma anche gli abitanti di Aragona (che in parte si “sfogano” nella zona Asi, dove trovano accoglienza anche i cittadini favaresi, che senza il viadotto Petrusa devono ripiegare su via Ragazzi del ’99) da una parte e di Raffadali-Joppolo Giancaxio dall’altra. La scena a cui abbiamo assistito rimanendo, alle 22 poco più di cinque minuti nei pressi dei cassonetti che si trovano tra via Regione Siciliana e la Statale 132 è sempre la stessa: una macchina arriva dalla Statale, imbocca la piccola traversa, lascia dei sacchetti di spazzatura, fa inversione e riprende strada verso altri lidi, e altri comuni.

Il tutto fino a formare una discarica solo parzialmente abusiva (del resto, il cassonetto c’è) che ha costretto con il tempo residenti e commercianti a tentare di allontanare quanto è più possibile dalle loro case i contenitori per i rifiuti, creando anche qualche difficoltà agli operatori addetti alla raccolta.

Forme di “resistenza” autonoma necessarie a sopravvivere, come quelle adottate dai cittadini che, in diverse parti della città, hanno deciso di eliminare del tutto i cassonetti, recintando spesso le aree per impedire che potessero essere ricollocati. C’è stato anche chi per manifestare il proprio sdegno ha dato fuoco al materiale plastico.

Un problema assolutamente emergenziale, insomma, che continua a costare somme importanti ai cittadini agrigentini e che sembra potrà essere debellato solo quando anche il capoluogo (ed è previsto in autunno) eliminerà i cassonetti.

Rimane, finita la parentesi Ferragosto, la promessa di una intensificazione dei controlli da parte del Nucleo ambientale della Polizia municipale per sanzionare singoli inquinatori (in tal senso la Giunta comunale ha anche aumentato il peso della sanzione amministrativa prevista per tutti coloro che gettano i rifiuti fuori orario) ma, soprattutto, per individuare coloro che in modo quasi “professionale” si occupano di smaltire rifiuti in modo illecito, con particolare predilezione per le sostanza pericolose o speciali. Poco altro può fare il Municipio di Agrigento, dato che gettare rifiuti in un comune diverso dal proprio non è di per sé un reato. L’unica speranza, oggi vana, era la collaborazione dei Municipi limitrofi, affinché controllassero la qualità della raccolta differenziata effettuata nei loro comuni. Una “solidarietà” che, al momento, nessuno ha manifestato.

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