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Cani avvelenati, la strage continua: dopo Sciacca casi anche a Licata

Di Giuseppe Cellura |

LICATA – «Gli animalisti hanno raccolto a Licata (Agrigento) più di 50 esche e salvato due cani, ma mancano all’appello tantissimi randagi». Lo denuncia Rinaldo Sidoli, responsabile centro studi del Movimento animalista.

«Continuano ad arrivare segnalazioni su corpi devastati dal veleno. È un’emergenza senza precedenti – aggiunge – Dopo Sciacca, la strage di Licata. Ora basta, lo Stato deve reagire con determinazione. Non lasciamo soli i volontari siciliani, sono un esempi di coraggio e di grandi valori. Sono la speranza per educare alla legalità». 

Il teatro degli macabri ritrovamenti è lo spiazzale di corso Argentina dove solitamente staziona un nutrito gruppo di randagi e dove sono state rinvenute tre carcasse ma si teme che altri randagi si siano allontanati dopo aver consumato il mortale pasto trovando la morte a centinaia di metri di distanza.

L’impressione è che i tentativi di avvelenamento stiano però avvenendo in maniera più capillare sul territorio. Le esche velenose sono state infatti ritrovate in più punti del perimetro urbano e si teme che dietro possa esserci più di una mano criminale.

Timore anche per i proprietari di animali privati che stanno riducendo al minimo le uscite giornaliere dei propri cani per evitare di avere conseguenze dall’esito mortale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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