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Agrigento, Legambiente e la rete fognaria: «Prevede l'allaccio delle case abusive della Valle»

La denuncia del Circolo Rabat: «Il Comune chiarisca»

Redazione La Sicilia

13 Settembre 2023, 14:33

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Il progetto per il completamento delle reti fognarie della fascia costiera ad Agrigento comprende anche l'allaccio alle case abusive costruite nella zona A e dunque con un ordine di demolizione? E' l'interrogativo che si sta ponendo il Circolo Rabat di Legambiente di Agrigento.

«E' mai possibile che, attraverso il doveroso finanziamento per il completamento delle reti fognarie nella fascia costiera, si stia realizzando l’allaccio di tutte quelle abitazioni, abusive e insanabili, ricadenti nel perimetro della zona “A” del DM Gui-Mancini, cioè destinate alla demolizione? E’ mai possibile che gli uffici tecnici comunali, i progettisti, la direzione dei lavori, il gestore del servizio idrico integrato, gli uffici del Commissario Unico per la Depurazione, stiano realizzando l’esatto contrario di ciò che prevede la legge per gli abusi insanabili, consentendo di ottenere, tramite l’impiego di fondi pubblici, l’allaccio alle fognature comunali da parte di immobili abusivi? E’ possibile che, nel 2023, vengano ancora impiegate risorse pubbliche in favore di chi ha violato le regole e che ha beneficiato, per oltre 40 anni, della compiacenza o della distrazione delle Autorità preposte alla tutela dei vincoli urbanistici, paesaggistici e archeologici?».

«Ce lo chiediamo - hanno aggiunto gli ambientalisti - e lo chiediamo alla città, perché intendiamo riaprire una discussione pubblica – sin troppo sopita negli anni – sul rispetto delle norme tecniche in materia edilizia e, più in generale, sul futuro di Agrigento. E vogliamo farlo, consapevolmente, con assoluta decisione e determinazione, in un momento storico in cui è bassissima la tensione ideale sui temi della gestione del territorio e, al contrario, ci pare di ritornare a periodi molto bui della nostra storia recente, in materia di repressione degli abusi e tutela degli agrigentini perbene. Quanto sta avvenendo, se confermato, dovrebbe far riflettere le Autorità competenti, in primis quelle comunali preposte ad autorizzare le nuove immissioni in fognatura, ma anche gli Ordini professionali e la classe imprenditoriale più sana. Dovrebbe far riflettere la cittadinanza intera, cioè tutti coloro che si ritrovano, pur avendo pagato decine o centinaia di migliaia di euro in oneri di urbanizzazione, privi di marciapiedi, strade, pubblica illuminazione, verde pubblico».

Un allarme che è stato raccolto anche dal segretario del circolo cittadino del Pd Nino Cuffaro che ha chiesto all'Amministrazione comunale di chiarire quanto esposto nella denuncia di Legambiente.

E si dovrebbe aprire anche un altro tema, più generale e ampio, relativo ai principi di etica della spesa pubblica, perché i cittadini – nel 2023 – vogliono conoscere i criteri con cui si investono i fondi destinati allo sviluppo delle nostre città, al superamento della marginalità geografica. Sarebbe scandaloso se i fondi nazionali ed europei stanziati a beneficio di territori come il nostro, finissero concretamente a beneficiare chi ha commesso quei fenomeni di malcostume che dovrebbero essere respinti e che meriterebbero, al contrario, la definizione che le leggi prevedono, ripristinando un rispetto delle regole, una normalità che forse non c’è mai stata e che oggi, più che mai, i cittadini auspicano con sempre maggior determinazione.

Legambiente Agrigento rimane in attesa di precise risposte da parte delle Autorità competenti, in primo luogo quella comunale, preannunciando attività ispettive, previo accesso a tutti i relativi atti amministrativi e progettuali, sollecitando nel contempo un dibattito pubblico sulle modalità di spesa degli ingenti fondi destinati dal PNRR e dalle altre attuali misure di finanziamento destinate ai nostri territori. Non accetteremo, infatti, che tali fondi vengano sperperati con progetti e opere di dubbia legittimità, realizzate in danno di una collettività che ha già pagato, negli ultimi decenni, il costo sociale del mancato controllo sul territorio.