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Ida Cuffaro giudice a Vibo Valentia e con lei una collega catanese

La figlia di Totò Cuffaro realizza così il sogno di indossare la toga dopo 12 mesi da Mot a Roma

Mario Barresi

23 Gennaio 2024, 11:27

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Ida Cuffaro e il padre Totò

Il giorno del giuramento. Dopo un duro esame e il tirocinio, la gioia di aver trasformato in realtà il sogno d’una vita: indossare la toga. A maggior ragione se (o nonostante, in base ai punti di vista) porti un cognome pesante.

S’è insediata ieri Ida Cuffaro, figlia dell’ex governatore Totò (nella foto i due assieme), fra i neo-magistrati ai quali, con delibera della terza commissione del Csm, il 17 gennaio sono state conferite le funzioni giurisdizionali e assegnate le destinazioni. Cuffaro Jr., dopo 12 mesi da Mot a Roma, va in una «sede a copertura necessaria»: il tribunale di Vibo Valentia, sotto pressione per i tanti processi di ’ndrangheta e la carenza d’organico, in parte tamponata dai nuovi arrivi. Oltre a Cuffaro, infatti, altri due giudici (fra cui la catanese Eugenia Di Bella) e un sostituto procuratore.

Ma, nonostante il profilo basso tenuto dalla diretta interessata (già vincitrice di concorso all’Avvocatura e di dottorato universitario), i riflettori sono tutti puntati sulla figlia di Totò Cuffaro, di recente riabilitato dal tribunale di Palermo dopo aver scontato a Rebibbia la condanna per favoreggiamento alla mafia. «Sono felice per mia figlia: ha sconfitto la mia sconfitta», commentò lui dopo l’esame. Una scelta che non tutti i colleghi di lei, a partire da chi osteggia la second life politica del padre, hanno digerito. La sede è crocevia di destini: la carriera togata di Ida parte nel vecchio palazzo di giustizia di Vibo, a due passi dal convitto Filangieri dove il leader dc studiò da piccolo.

Nella delibera di Palazzo dei Marescialli, sui 198 dei 209 nominati con dm del 23 novembre 2022, ci sono 16 assegnazioni (ben 13 donne) a sedi siciliane. Ad Agrigento Alessia Battaglia, Annalisa Failla e Giada Rizzo in procura ed Emanuela Caturano in tribunale; a Caltanissetta la giudice Giulia Zappalà; a Enna pm Marika Antonella Mirisciotti; a Gela Dina Aletta e Giovanna Lombardo in procura e Pietro Enea in tribunale; Roberta Piazza magistrata di sorveglianza a Messina; a Patti Roberta Ampolo (pm) e Gianluca Corona (giudice); a Palermo i neo-sostituti Gaetano Bosco, Ornella Di Rienzo, Cecilia Messina ed Eleonora Vinciguerra. Nessuna new entry a Catania.
Una curiosità (oltre a Salomé Bene, figlia del dissacrante intellettuale Carmelo, morto nel 2002, destinata al tribunale dei minori di Cagliari), riguarda un’altra figlia d’arte: Ludovica Sturzo, nominata giudice a Monza. Il padre Gaspare, pronipote di don Luigi, padre della Dc, è giudice a Roma dopo la candidatura a governatore in Sicilia nel 2012 col simbolo Liberi e Forti e lo 0,95% di voti. Già pm in Dda a Palermo, Sturzo (che con Cuffaro condivide la formazione salesiana nel capoluogo siciliano), docente e giurista, sposato con la collega Enrichetta Venneri, ha fatto parlare di sé per la recente sentenza da gip, in cui «senza polemica alcuna» ha bacchettato la riforma Nordio, definendo le intercettazioni «strumenti essenziali e insostituibili».
m.barresi@lasicilia,it