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La Procura di Agrigento dissequestra la Sea Watch e Salvini: «Ora mi processano?»

Di Chiara Carenini |

Dissequestrata la Sea Watch 3, che lo scorso 18 maggio sbarcò a Lampedusa 47 migranti salvati al largo delle coste libiche. «Ora torneremo subito in mare, tante persone sono in pericolo», annuncia la ong tedesca. La decisione della procura di Agrigento non è ovviamente piaciuta al ministro dell’Interno Matteo Salvini, che parla di «politiche buoniste» di alcuni magistrati. «Non mi stupirebbe – aggiunge – l’apertura di un procedimento penale a mio carico da parte del tribunale dei ministri di Catania». Intanto, arriverà domattina a Genova con il suo carico di dolore il pattugliatore della Marina Militare Cigala Fulgosi. Un centinaio di profughi, 20 dei quali hanno bisogno di cure immediate, raccolti dalle acque al largo della Libia e spediti a nord. I minori sono 23, 17 le donne.

Toccheranno nuovamente terra sulla banchina di Calata Bettolo. A accoglierli ci sarà la Croce rossa, la Protezione civile, la polizia. Non sanno ancora che resteranno poco. «Nessuno di loro – fa sapere Salvini – sarà a carico degli italiani. Grazie alle nostre buone relazioni, una parte degli extracomunitari sarà accolta in altri cinque Paesi europei mentre tutti gli altri saranno ospitati dal Vaticano, che ringraziamo per la sensibilità».

L’ora esatta dell’accosto del pattugliatore ancora non è stata resa nota: tutto dipende dalla prefettura. La nave della Marina Militare rimarrà in rada fino all’ok ufficiale poi potrà cominciare le manovre. Certo è che i 100 sbarcheranno e verranno assistiti. Potrebbero poi essere smistati in alcune strutture di accoglienza per un tempo massimo di due o tre giorni in attesa delle indicazioni del Viminale oppure potrebbero venire accolti in un unico centro come la nuova struttura a disposizione della Prefettura nel quartiere di San Benigno. Terza ipotesi, potrebbero restare a bordo del pattugliatore fino alla destinazione finale. Quest’ultima soluzione, secondo quanto appreso, sarebbe quella favorita dal Comune, poiché «quella con il più semplice monitoraggio e con il minore impatto sul territorio». Arriveranno domani, questa è l’unica certezza. E arrivando troveranno medicine e cure, cibo, acqua, ma nessuna certezza di futuro. Troveranno la Croce rossa e la Protezione civile, ma anche la polizia. E troveranno, attaccato sulla Lanterna, simbolo di Genova, il grande striscione rosso realizzato dai camalli della Culmv, gli stessi che hanno impedito il carico di materiali dual use sulla cosiddetta ‘nave delle armì, la Bahri Yambu. “Benvenuti”, c’è scritto. “Benvenuti”, fosse anche per poche ore. Sugli interventi di soccorso nel Mediterraneo è intervenuto oggi l’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi. «Il salvataggio in mare – ha osservato – tra tutti i gesti umanitari è forse il più esemplare, diminuire la capacità dei salvataggi in mare è un attentato alla cultura e alla tradizione europea».

E le ong, ha aggiunto, «svolgono un lavoro molto importante. Da quando hanno dovuto ridurre i salvataggi, sono calati anche gli interventi ma la proporzione di morti in mare rispetto a quelli che arrivano continua ad aumentare ed è inaccettabile». I migranti, ha poi ribadito Grandi, «non devono essere riportati in Libia perché non è assolutamente un posto sicuro. Se si continuerà ad affrontare la crisi con una logica nazionalista come avviene anche in Italia si sbaglierà sempre: questi temi vanno affrontati globalmente». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA