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Lunga lettera di Silvia Licata al segretario nazionale del Pd Zingaretti

Di Gaetano Ravanà |

L’agrigentina Silvia Licata del Circolo del Pd di Agrigento ha scritto una lettera al segretario nazionale del partito, Nicola Zingaretti.

“Ricordo – si legge nella missiva – ancora le sue parole nei giorni precedenti le primarie del 3 marzo, a Catania. “Io credo che tutti sanno che quello che è accaduto in Sicilia, è un vulnus che divide. Quindi in un modo o nell’altro bisognerà tornare ad una riapertura di un dibattito e ristabilire i processi democratici di selezione della classe politica e su questo non c’è dubbio.” E ricordo l’entusiasmo che ha animato tutti noi durante la campagna elettorale che ha portato alla sua elezione a segretario nazionale del PD. La sua candidatura nella mia federazione, quella di Agrigento, ha superato il 70% di preferenze. Riterrei superfluo ricordarle che il Pd non è un brand, un simbolo da cambiare per renderlo più appetibile a questo o a quell’elettorato, ma una comunità di uomini e donne che si riconoscono in principi e valori comuni. Le chiedo, quindi, quando, in un modo o nell’altro, riapriremo il dibattito e ristabiliremo i processi democratici per selezionare la classe politica siciliana. Nel momento storico che stiamo vivendo, con un governo nazionale sempre più dominato da logiche distanti dall’idea di paese solidale, europeo, aperto, democratico, “La democrazia non richiede un’uguaglianza perfetta, ma richiede che i cittadini condividano una vita comune” il PD in Sicilia è allo sbando”. 

Per Silvia Licata, il PD che dovrebbe provare a ripartire, a rigenerarsi, a riconquistare la credibilità perduta in questi anni, in cui l’elettorato con numeri incontrovertibili ha dimostrato in maniera sempre più numerosa il suo dissenso, è immobile e silente.

“Abbiamo vissuto anni – continua Licata – in cui il partito regionale ha dialogato con se stesso, chiuso nei palazzi, elitario, alleato con i portatori di interessi privati, con l’imprenditoria “rampante” mentre i nostri giovani e, purtroppo, anche i meno giovani partivano, svuotando di fatto di intelligenze ma anche di braccia la nostra regione, mentre le famiglie si impoverivano, mentre le infrastrutture lasciate all’incuria, isolavano ancor di più interi territori, indebolendo la nostra economia già fragile e depressa, e mi permetta di dissentire dall’affermazione che la colpa di tutto ciò è stata l’ingenuità, sapevamo perfettamente ciò che stavamo facendo, eravamo coscienti, ma con protervia e arroganza abbiamo deciso di imporre scelte lontane dagli interessi dei siciliani. Noi ci siamo alleati con quanto di più oscuro attraversava la regione, abbiamo appaltato interi spazi di democrazia a movimenti o partiti che poco avevano in comune con il PD dei circoli, dei militanti, che in perfetta solitudine, continuavano le loro battaglie, ascoltavano i territori, cercavano di dare risposte, nel loro piccolo, ai bisogni della gente pensando che per avere un’Italia migliore bisognasse partire da ciò che è più prossimo e vicino, mentre la “catena di comando e controllo” si era, di fatto, spezzata. E’ stato un periodo duro, stancante, abbiamo subito attacchi, insulti e toni inaccettabili, ma non ci siamo mai fermati e oggi, noi militanti e dirigenti che abbiamo messo a disposizione di tutti competenze e professionalità, ma soprattutto cuore e passione, viviamo un momento di assoluta mancanza di azione. In Sicilia gli organismi regionali o sono incompleti, assemblea regionale, o inesistenti, direzione regionale e segreteria. Non sono stati celebrati i congressi di circolo e di federazione. Non vi è una linea politica, ma un segretario regionale, della cui “non” elezione sappiamo tutto, che gira in perfetta solitudine, seguendo un suo schema, ed informa noi con video, comunicati, interviste e post sui social. E’ questo il PD che vuole in Sicilia? Non crede sia arrivato il momento, in un modo o nell’altro, di superare il “vulnus”, dotarci degli organismi, celebrare i congressi e legittimare segretari e dirigenti, oggi privi degli strumenti per agire? Non crede  sia arrivato il momento di dotarci di una linea politica comune e non di continuare ad agire in ordine sparso? In Sicilia le sfide che ci attendono sono tante e noi rischiamo di arrivare ai prossimi appuntamenti elettorali, impreparati, disarmati, ma soprattutto senza alcuna credibilità. Segretario, siamo già rimasti strangolati dai nostri stessi tatticismi il 4 marzo del 2018, oggi dobbiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che si chiede al PD, liberarci delle macerie politiche che ci bloccano e riorganizzare subito, domani è già tardi, il Partito. Non possiamo deludere ulteriormente, il popolo che ci aspetta da troppo tempo”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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