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In provincia di Agrigento esiti in chiaro-scuro sulla salute del mare

Di Gaetano Ravanà |

Dopo una settimana di navigazione preceduta dal viaggio a terra del suo laboratorio mobile, impegnato con i prelievi a mare e le conseguenti analisi dei campioni, la Goletta Verde di Legambiente ha lasciato ieri la Sicilia ma soprattutto ha lasciato dietro di sé la netta sensazione che gli anni e le denuncie sullo stato di salute del nostro mare passano senza che la situazione mostri segnali di miglioramento, sia dal punto di vista della depurazione sia per ciò che riguarda l’incapacità degli enti preposti a fronteggiare l’inquinamento dei corsi d’acqua causato dagli scarichi abusivi.

Depurazione insufficiente e scarichi illegali stanno alla base degli scoraggianti risultati del monitoraggio effettuato dai tecnici della Goletta Verde anche nella nostra provincia, dove due prelievi su tre non possono non destare allarme: è infatti risultata “fortemente inquinata” la foce del torrente Cansalamone a Sciacca, dove i valori limite previsti dalla normativa in materia di acque di balneazione sono risultati superati per più del doppio, mentre è stata classificata come “inquinata” la situazione alla foce del fiume Akragas, il che vuol dire che almeno uno dei due parametri microbiologici indagati (Enterococchintestinali ed Escherichia coli) ha superato il valore limite. Il terzo prelievo, effettuato a Porto Empedocle sulla spiaggia di Marinella, in corrispondenza con la parte terminale del torrente Re, è risultato invece in linea con i limiti di legge.

“La situazione di grave inquinamento che annualmente viene riscontrata durante il monitoraggio della Goletta Verde nei pressi di canali e foci certifica come l’emergenza depurazione in Sicilia sia ben lungi dall’essere affrontata e risolta nel senso richiesto dalle normative comunitarie e nazionali” afferma Claudia Casa, direttore di Legambiente Sicilia e presidente del Circolo Rabat di Agrigento che, a proposito dell’inquinamento rilevato alla foce dell’Akragas, sollecita il gestore del servizio idrico e l’Amministrazione Comunale ad attivare, ciascuno per le proprie competenze, i doverosi controlli per verificare che non vi siano disfunzioni nel sistema di depurazione e per individuare eventuali ed assai probabili sversamenti di liquami, riconducibili per esempio ad allacci abusivi nelle condotte delle acque bianche. “Alla politica regionale – conclude Claudia Casa – chiediamo invece che fine abbiano fatto tutti i buoni propositi e le tante promesse per la realizzazione del grande depuratore consortile a servizio della fascia costiera del capoluogo, nonché di Villaggio Mosè e di Favara, e più in generale chiediamo secondo quale logica, anziché provvedere a dotare la nostra regione degli impianti che necessitano, si preferisca continuare a subire procedure d’infrazione ed a ricevere e pagare le relative sanzioni multimilionarie comminate dalla Comunità Europea, con buona pace dei contribuenti siciliani”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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