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Agrigento, scandalo sulle prestazione ambulatoriali erogate per conto del servizio sanitario nazionale

Di Gaetano Ravanà |

Il coordinatore COA di Agrigento, Dario Burgio è intervenuto al workshop Sanità tenutosi presso il caffè letterario Luigi Pirandello di Agrigento. All’evento erano presenti tutte le istituzioni nazionali regionali e provinciali del movimento 5 stelle, rappresentanti regionali e nazionali anche delle commissioni Sanità.Durante il dibattito Burgio ha sollevato la questione relativa alle strutture accreditate non contrattualizzate della provincia di Agrigento. Strutture che dal 2009, pur essendo risultanti essere accreditate con la regione Siciliana, non hanno ricevuto alcun budget per l’erogazione delle prestazioni sanitarie. Quest’ultimo, destinato alle strutture mediche di Agrigento per i soli scopi sanitari, è gestito in modo monopolistico ed illegittimamente da una parte di soggetti accreditati. Una sorta – dichiara il coordinatore – di ‘circuito chiuso’.“Ad Agrigento – prosegue – quello che si nasconde dietro la contrattazione delle prestazioni sanitarie ambulatoriali, erogate dalle strutture private per conto del Servizio sanitario regionale attraverso l’assegnazione del budget, per numeri e interessi economici, è davvero scandaloso. La sanità convenzionata siciliana – si chiede – è gestita in regime di oligopolio o peggio ancora in monopolio? Sembrerebbe di sì”.Eppure il quadro normativo nazionale e regionale è improntato sul principio dell’esercizio della libera scelta del cittadino-utente in un mercato caratterizzato da una sana competizione verso alti standard di qualità delle prestazioni e dei servizi erogati, tra le strutture regolarmente accreditate nel rispetto della vigente normativa.Pertanto, appare strano che ad Agrigento si assista ancora a casi di assegnazione arbitraria del budget per l’erogazione delle prestazioni mediche specialistiche in regime di convenzione. Gli attuali titolari di budget e i non riceventi finanziamenti figurati come accreditati possono godere del diritto alla distribuzione del budget.Per questa seconda categoria di attori però – stando a quanto sostenuto durante il workshop – si sarebbe perpetrata una discriminazione a danno delle aziende, le quali per accreditarsi avrebbero sostenuto un notevole investimento finanziario. Un vantaggio quest’ultimo che oltre a stabilire l’assegnazione della quota di finanziamento solamente a chi vanta una sorta di ‘budget consolidato’, è considerato illegittimo dal recente orientamento giurisprudenziale.Recentemente, infatti, il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana (Cga) di Palermo, con sentenza n.326/13 e 520/2019 ha ritenuto che limitare l’erogazione delle prestazioni sanitarie ai soli titolari di accordi contrattuali in vigore alla data dell’entrata in vigore della legge regionale n.5 del 14 aprile 2009, come previsto dal secondo comma dell’articolo 25 (erogazione di attività da parte di strutture private), è illegittimo.In sintesi, esiste l’obbligo dell’amministrazione regionale di convocare le strutture accreditate ai fini e del riconoscimento ad effettuare prestazioni per conto del Servizio sanitario regionale e quindi dell’assegnazione del budget.Il COA di Agrigento si chiede: ”Con quali criteri sono state scelte le strutture private sanitarie alla luce della sentenza del Cga n.326/13 520/2019? E nell’assegnazione del budget in regime di convenzione è stato rispettato il principio comunitario di tutela della libera concorrenza al fine di perseguire una maggiore efficacia efficienza e qualità delle prestazioni sanitarie erogate?

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