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Coronavirus, Operatori del 118 in assetto di guerra: “Non siamo di serie B”

Di Gaetano Ravanà |

Gli assistenti sanitari del 118 diffidano le istituzioni per la mancanza dei dispositivi sanitari indispensabili per proteggersi dal Covid-19. Il Movimento Unito dipendenti 118 Sicilia, ha inviato una nota ai direttori della Seus, dell’Asp, al governatore Musumeci, al Ministro alla Sanità e a tutte le massime cariche istituzionali che ad oggi in Italia stanno affrontando l’emergenza del Coronavirus in Italia.

I soccorritori richiedono a gran voce tutti i dispositivi necessari anche per gli assistenti sanitari, e ricordando come le istituzioni stanno violando numerosi decreti legislativi a favore della sicurezza e la salvaguardia degli operatori sanitari. 

Il MUD ha incaricato lo Studio legale Avv. Carmen La Barbera di Enna affinché tuteli i lavoratori del 118 nelle sedi e con i mezzi opportuni.

Sulla vicenda è intervenuta anche la Cisl agrigentina.

“Ai lavoratori si chiede competenza, coraggio, determinazione, capacità di resistere a turni massacranti e ad una pressione psicologica oggi incalcolabile, ma chi di competenza non può liquidarli con una semplice pacca sulla spalla quando questi invocano più sicurezza per sé, per i propri familiari, per gli utenti serviti ogni giorno con abnegazione”.

Il segretario generale della Cisl Fp pe rle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, Floriana Russo Introito, interviene così nei confronti della Direzione generale della Seus rispetto al momento attraversato dagli operatori sanitari, coinvolti in prima linea contro il diffondersi del Sars-Cov-2.

“Senza alcuna retorica – dice – i lavoratori sono in trincea a combattere una guerra senza armi per difendersi e per difendere familiari ed utenza. Qualsiasi cosa facciate è sempre troppo poco”.

In particolare, dice il segretario, i dispositivi di protezione individuale come mascherine, guanti, visiere, risultano oggi troppo pochi e centellinati e vengono “usati solo se si ha il sospetto che un paziente sia affetto da Covid. Troppo poco perché qui, oggi, siamo tutti potenziali portatori e come già successo, si viene chiamati per un’appendicite per poi risultare positivo. In verità – continua – per evitare il contagio e quindi lavoratori ad altissimo rischio della stessa vita e per evitare le possibili e conseguenti malattie e quarantene che lascerebbero l’azienda sguarnita di dipendenti l’unico modo è fornire i Dpi per tutte le chiamate”.

Non solo, ma, come già successo, chi si trova oggi in attesa del responso del tampone perché è stato esposto al Covid a causa di motivi di servizio, “non volendo assolutamente mettere a repentaglio la salute dei propri cari si chiede dove potrebbe trascorrere in sicurezza questo periodo, poiché non tutti possiedono una seconda casa. Inoltre – continua Russo Introito – è oggi più che mai necessario, a causa del rischio di dimezzare il personale in servizio, ottenere un percorso prioritario nell’ accesso all’effettuazione dei tamponi per il personale già esposto”.

I dispositivi di protezione, continua il segretario, sono ovviamente necessari anche al Pronto soccorso “dove vengono utilizzate, per giorni, mascherine utili ad un solo turno di lavoro e non vengono fornite tute monouso nè occhiali”. Strumenti che sono necessari per la tutela degli operatori, ma che sono anche un obbligo per il datore di lavoro.

Gli operatori in servizio oggi, evidenzia il segretario generale, sono inoltre “lasciati a gestire, ciascuno guidato solo dal proprio intuito, una situazione già difficile qualora fossero preparati ad affrontarla”. Questo nonostante lo stesso direttore dell’azienda sostenga in note pubbliche che “nessun lavoratore” debba “correre rischi inutili” e che si aspetta “da tutti, per il buon nome della Seus, un comportamento ineccepibile come sempre dimostrato nelle emergenze”.

“Dagli annunci – conclude Russo Introito – bisogna passare ai fatti, dando, innanzitutto, il buon esempio. Lei definisce gli operatori parte di una grande ‘famiglia’: questi chiedono di essere considerati tali anche e soprattutto per la cura che si deve loro come lavoratori e le continue allusioni a provvedimenti disciplinari a cui fa costantemente riferimento nelle sue note, a causa dei pochi dpi a disposizione e della mancanza di quanto su richiesto, costringe il personale a scegliere tra la minaccia reale di perdere la vita e quella di perdere il lavoro. Non è certamente il modo adatto per comportarsi con i membri della propria ‘famiglia’”. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA