“Polifemo", è sull'Etna l'ulivo millenario messaggero di solidarietà
A Castiglione di Sicilia, sul versante nord del vulcano Il progetto di Pippo Raiti «Da , un’unica pianta monumentale un olio di pace»
Se è vero che la nascita dell’ulivo - secondo la leggenda - scaturì dalla rivalità fra Atena e Poseidone che ambivano entrambi a dare il proprio nome alla città di Atene (e si capisce già chi vinse la contesa) è anche vero che la dea della guerra - guardacaso - offrì un dono più bello e più prezioso per gli uomini, un albero d’ulivo. Zeus non ci mise molto a sceglierlo (anche perché Atena era la sua figlia prediletta) a fronte del regalo di Poseidone che aveva fatto sorgere dal suolo il cavallo. Ma non fu abbastanza. «Tu donasti agli uomini l’ulivo e con esso hai donato luce, alimento e un eterno simbolo di pace», disse papà Zeus benedicendo le foglie argentee dell’ulivo. E Atena divenne la patrona dell’Attica.
Leggende a parte, è certo che l’albero d’ulivo, da sempre, rappresenta un simbolo di pace. “Sacro” è il termine più legato a questa magnifica pianta che, come nessun altra, parla della civiltà mediterranea. Ulivi grandi, contorti e nodosi testimoni della Storia, raccontano non solo un “miracolo” vegetale ma anche la capacità degli uomini di tutelare l’ambiente, la terra, le colture.
«Il calcolo è stato fatto facendo un raffronto con le piante circostanti di datazione certa - spiega il proprietario del fondo agricolo in cui insiste l’ulivo millenario Pippo Raiti - e con i polloni che si dipartono da Polifemo. Il “collare”, cioè la ceppaia alla base ha una circonferenza di dodici metri, il fusto ha quasi sette metri di circonferenza». “Polifemo” ha ha fatto registrare l’anno scorso 148 kg di olive (quest’anno è un’annata di scarico e pure decimata dalla siccità ndr). «Ricordo ancora quando mio padre lo comprò 58 anni fa - dice Raiti -. Un anziano lo fermò e gli disse “Francesco hai comprato un albero che ha fatto 600 kg di olive in una sola stagione, e sono in parecchi a raccontare questa storia a Castiglione».
Oggi, al di là della produzione di olio, Raiti punta a restituire a questa pianta che ha attraversato i secoli il ruolo di messaggero della pace con un progetto di cui il 2024 è l’anno zero.
«Quest’albero insiste nella mia proprietà, ma è un patrimonio di tutti. Ogni tanto mi chiedo quante persone, nei secoli hanno goduto dei suoi frutti, quante storie sono state raccontate all’ombra dei suoi rami, quanti bambini, me compreso, ci si sono arrampicati, quanti pranzi sono stati consumati seduti sulle sue radici. L’energia che emana ancora quest’albero è incredibile. È aperto a tutti, chi vuole abbracciarlo è benvenuto. Polifemo ci insegna che la natura va rispettata, preservata, conservata, ed è per questo che a questo ulivo dedico cure particolari».
Adesso il progetto è “restituire” in qualche modo una parte di tutto ciò che questo ulivo ha donato.
«Mi piacerebbe ricavarne un olio solo ed esclusivamente “suo” da far diventare una sorta di ambasciatore di pace e fraternità, così com’è stato fatto anni fa con il “vino della pace” spedito dall’Italia ai potenti della Terra. Vorrei che quest’olio potesse significare solidarietà e accoglienza. Lo manderei ai sindaci di Lampedusa, Cutro, Riace… La pace passa anche dal saper tendere una mano agli altri».