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Veronica Tomassini: «La generazione del nulla è l’umanità più vera»

Nell’ultimo libro "L’altro addio" la giornalista e scrittrice siracusana torna a scandagliare lo sradicamento degli slavi dell’Est europeo attratti dall’opulenza dell’Occidente e finiti spesso a sopravvivere nell’indifferenza: «In "Sangue di cane" c’era la mia storia personale, ora riprendo la storia di questi popoli subito dopo la caduta del Muro»

Giovanna Caggegi

14 Agosto 2017, 19:33

Veronica Tomassini

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Lo sguardo è tutto. Si posa inquieto sulla realtà, la scruta e la interroga per penetrarne il mistero e per riconoscersi in un orizzonte comune agli altri punti di vista. C’è una singolare profondità di sguardo all’origine della scrittura di Veronica Tomassini, la scrittrice e giornalista siracusana, dalle origini siculo-umbro-abruzzesi, che con il romanzo di esordio Sangue di cane (Laurana Editore) nel 2010 si è subito imposta all’attenzione della critica nazionale, che ha continuato a seguirne gli sviluppi con la successiva pubblicazione di Christiane deve morire (Gaffi Editore) e dell’ultimo folgorante romanzo L’altro addio edito da Marsilio.

Veronica Tomassini

Veronica Tomassini

Autrice di graffianti reportage per Il Fatto Quotidiano in cui è sempre centrale l’attenzione socio-antropologica per le periferie e per le geografie marginali del vivere contemporaneo, la Tomassini riversa nel suo mondo poetico e nella scrittura letteraria la stessa tensione morale che la porta sempre a scandagliare gli abissi dell’esistenza. E lo fa senza infingimenti, con lucida intelligenza e coraggiosa ricerca della verità, mettendo in gioco la sua stessa vita che con il destino degli ultimi si è più volte incrociata. Come al tempo in cui, giovanissima, incontra il suo grande amore polacco nella periferia degradata della sua città, l’odiata e amata Siracusa fiera di un passato glorioso ma troppo chiusa in un borghese paludamento che non sa offrire risposte alle sofferenze degli emarginati.

«Il mio esordio è con Sangue di cane -, spiega la scrittrice -. Era la naturale conclusione di un’esperienza personale e letteraria. Ho sempre avuto una forte passione per la letteratura e la musica dell’Est europeo. Poi nella mia città ho fatto l’esperienza dell’incontro con il mondo slavo attraverso la vita di un uomo senza fissa dimora e con problemi di alcol che arrivava dalla Polonia e che portava i segni della cosiddetta “generazione del nulla”, quella cioè nata sulle ceneri della caduta del Muro di Berlino».

Veronica Tomassini L'altro addio

La generacja nigdzie, la generazione del nulla, è quella che vive l’azzeramento del regime comunista e si ritrova a fare i conti con la neonata democrazia, mentre non resiste al richiamo seducente di un Occidente opulento dove finisce per sopravvivere nell’indifferenza e nel degrado.
«Se in Sangue di cane raccontavo la mia storia personale dell’amore per il giovane polacco, in L’altro addio torno sul tema del quale erano rimasti irrisolti proprio gli aspetti storici. La storia subito dopo la caduta del Muro e lo sradicamento degli slavi attratti dall’Occidente e dal suo benessere».

Attraverso un’affabulazione dal ritmo serrato, dall’andamento circolare, dal tono intimo e profondo come quello di una sismografia dell’anima, Veronica Tomassini approda a una scrittura originale che non dà scampo con il suo crudo realismo eppure sorprende con continue, preziose, impennate di lirismo petrarchesco, come le ha definite il critico Giovanni Pacchiano. Profondamente legata al mondo della letteratura russa, da Dostoevskij a Cechov, la sua rappresentazione della realtà parte sempre da un sentimento di pietas, da uno spontaneo moto dell’anima che si piega ad ascoltare gli ‘ultimi’ nel momento in cui la vita li pone pericolosamente in bilico sull’abisso.
«Da giornalista e da scrittrice -, spiega -, il compromesso che cerco sempre di tenere in piedi è principalmente raccontare l’uomo. In ogni cosa che racconto vorrei che palpitasse il cuore e lo spirito umano che c’è dietro. In particolare mi interessa l’uomo nella sua caduta e nella sua fragilità, perché è proprio in questi momenti che vengono fuori le risorse della resurrezione. Il mio sguardo ha la misericordia che, per chi crede, non può che venire da Dio. Ma non è un fatto esclusivo, è un modo di essere e di guardare all’altro da sé che tutti possono sperimentare».

I libri di Veronica Tomassini

Nell’universo letterario della Tomassini c’è un “sottosuolo” brulicante di anime dannate, di barboni, di senza tetto, di drogati e di prostitute che sfidano la normalità, la sconvolgono con il carico perturbante della loro devianza, ma riescono a redimersi e a salvarsi per effetto della stessa sofferenza.
«Cerco i grandi temi incorruttibili dell’umanità: la vita, la morte, l’amore. Quella emarginata è una umanità più vera, più autentica, quella che, secondo il Vangelo, da pietra di scarto diventerà pietra d’angolo. Lo scrittore ha un ruolo: liberare i suoi lettori dalle paure. In questo caso dalla paura del diverso e di quelle differenze che vanno considerate come la grande ricchezza dell’umanità».

giovannacaggegi@yahoo.it