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«Il blocco navale è respingimento» Il monito del cardinale Montenegro

Il capo della Fondazione Migrantes: «L’Italia c’è, e l’Europa? »

Redazione La Sicilia

07 Marzo 2015, 04:03

Il cardinale Montenegro: «Un errore i centri di accoglienza troppo grandi, l'accoglienza è diventata un business»

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«Io credo che continua la logica del respingimento, quando ci siamo resi conto che questa marea non si può fermare. Quindi, ora fare un blocco, credo che significhi assumersi una responsabilità enorme. Questa gente è scappata dalla propria patria perché vuol vivere meglio, e noi diciamo loro: ora fermatevi». Lo ha detto il cardinale Francesco Montenegro, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, in un’intervista a Radio Vaticana sul possibile blocco navale verso la Libia.

«Io ritengo che noi stiamo pagando in parte la logica dell’indifferenza che ha guidato un po’ l’Europa e gli altri Paesi. Perché, quando ci siamo accorti che questo flusso non poteva essere fermato, là ci volevano quelle norme e quelle leggi che avrebbero potuto permettere un’accoglienza diversa. Invece, siamo stati tutti al balcone - continua Montenegro - L’Italia ha affrontato il problema con i suoi mezzi e ha cercato di fare sempre il meglio, anche se limitato perché questo problema è di tutti». Alla domanda se sono mancati canali umanitari certi, il porporato risponde di «sì», che per lui «bisognava affrontare prima determinati problemi e avere più serenità nell’affrontarli. Sa, quando io mi vedo 10-11 mila stranieri in un’isola come Lampedusa, mi devo chiedere come e perché. Ma l’Europa s’è girata quando ci sono stati i morti; i morti continuano, ma continuiamo a fare accademia... ».

Ed ancora su Triton, Montenegro sottolinea: “Ma Triton non si poggia sul piano difendiamo i confini? L’accoglienza non è mai un atteggiamento di difesa, è un andare incontro e vedere in che modo poter sistemare. A noi sta venendo la paura di tutte queste persone che ci sono, che stanno arrivando: ma queste persone vogliono andare in Europa, sono poche quelle che si vogliono fermare in Italia... ”.