GELA - Porta la firma di uomini legati alla "famiglia" gelese di Cosa Nostra degli Emmanuello l'omicidio ed il duplice tentato omicidio consumati l'altro ieri pomeriggio in un appartamento genovese sito in via Geirato, alla Malassanna. A fare fuoco contro il ventottenne Davide Di Maria, alias "Davidino scommesse", sono stati Enzo Morso e suo figlio Guido, rispettivamente di 60 e 34 anni, originari di Gela ma da anni trapiantati nel capoluogo ligure che da anni è una roccaforte dei boss Emmanuello ai quali Morso senior anni addietro giurò fedeltà, mettendosi "a disposizione" dei boss per la gestione degli "affari di famiglia": estorsioni in primis. Nello stesso appartamento, "teatro" della tragedia, altre due persone sono rimaste ferite nel corso di un incontro tra vittime e carnefici che li si erano dati appuntamento per ragioni ancora tutte da chiarire.
Si tratta di Marco N'Diaye, un meccanico di 28 anni di origine senegalese con precedenti alle spalle e locatario dell'immobile; e di Cristian Camilo Beron, muratore di 28 anni incensurato ed originario di Bagliasco. Vittime carnefici si conoscevano e, l'altro ieri pomeriggio si erano dati appuntamento a casa di N'Diaye per discutere. Non è chiaro sei i Morso avessero premeditato la mancata strage. Certo è che in quella casa si sono presentati armati di una pistola e di un coltello. A sparare contro Di Maria, giovane che di recente sarebbe entrato nel giro delle slot - è stato Guido Morso, anche questi un "rampante" del crimine con precedenti per droga e con un Daspo per Genoa-Siena. I proiettili non hanno raggiunto anche le altre due vittime sol perché la pistola impugnata da Morso junior si è inceppata.
Non è chiaro se dopo la sparata teoria ci sia stata una colluttazione tra i Morso e le altre sue vittime o se l'azzuffata si sia registrata prima delle pistolettate. Ma nella colluttazione 'NDiaye è stato colpito al volto con il calcio della pistola, mentre Beron è stato ferito a coltellate. A "misfatto" compiuto, padre e figlio si sono dati alla fuga: Enzo Morso a bordo della sua Fiat Seicento, poi ritrovata in via Mogadiscio con i sedili sporchi di sangue - segno che anche lui ha riportato delle ferite. Suo figlio è fuggito, invece, in sella ad uno scooter T-Max. La caccia ai killer è iniziata subito. Gli uomini della Squadra Mobile di Genova hanno setacciato palmo a palmo il territorio senza, però, trovare traccia dei Morso. La svolta è giunta ieri pomeriggio quando Guido Morso - ormai braccato - si è costituito ai carabinieri.
È ancora attivamente ricercato suo padre Enzo, che solo di recente è tornato in libertà dopo avere scontato la condanna per i reati che si vide contestare nel 2011 con la maxi inchiesta antimafia denominata "Tetragona" che colpì il gruppo e gli interessi del clan Emmanuello che stava per estendere i suoi tentacoli i anche suoi lavori dell'Expo di Milano. Le indagini sulla mancata strage di sabato pomeriggio sono febbrili. Si cerca di ricostruire il movente per accertare se la vittima abbia pagato con la vita l'avete pestato i calli a Cosa Nostra nel settore delle slot e delle scommesse, da sempre controllato dagli uomini del malaffare - come hanno dimostrato pregresse inchieste giudiziarie. Ma si batte anche la pista del debito di droga. Qualche tassello in più al mosaico investigativo potrebbe essere aggiunto dai racconti dei due sopravvissuti, entrambi ancora ricoverati all'ospedale San Martino.