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Villa Igea e Grand hotel et des Palmes: due perle della Belle Epoque

Di Redazione |

PALERMO – Tra marmi di pregio, specchi, arredi, statue e sale con soffitti intarsiati, l’hotel Villa Igea e il Grand hotel et des Palmes, appena acquisiti dal fondo britannico Algebris di Davide Serra con una operazione di circa 50 milioni di euro dopo alcune aste andate a vuoto all’interno della procedura di concordato preventivo del Gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, rappresentano il simbolo della belle epoque e della maestria dello stile liberty del Basile, ma anche un pezzo di storia della Palermo degli intrighi, dei misteri e del potere.

L’ultimo mistero lasciò Le Palme dentro una bara: era il 6 aprile 1998 e il personale dell’albergo era schierato nella hall per dare il commosso saluto al barone Giuseppe Di Stefano, morto a 92 anni nella costosa suite 204 dove aveva trascorso per 50 anni un esilio dorato. Fu l’ultima pagina di gloria di un albergo costruito nel 1874 come residenza della famiglia aristocratica inglese Ingham-Whitaker, diventato nel 1881 la storica dimora, dove Richard Wagner terminò il suo «Parsifal». Poi cominciò la lunga stagione dei misteri. Quello della fine di Raymond Roussel nel 1933, trovato morto dissanguato nel bagno della sua camera, intrigò tanto Leonardo Sciascia che ne ricavò un libro in cui mette in discussione la tesi ufficiale e sbrigativa di un suicidio. Nel 1943 l’hotel delle Palme venne requisito dalla Marina americana e diventò il centro direzionale di operazioni di intelligence ma anche di relazioni opache con personaggi della mafia siculo-americana. Qui Vito Genovese incontrava Charles Poletti, capo degli affari civili dell’amministrazione militare alleata, e qui sarebbe venuto, nel 1946, appena espulso dagli Stati Uniti come «indesiderabile», il boss Lucky Luciano in compagnia della giovane amante Virginia Massa. Luciano sarebbe tornato nel 1957 per partecipare al vertice della mafia che decise i suoi nuovi assetti mondiali e l’eliminazione di Albert Anastasia. In una sala dell’hotel si ritrovarono con Luciano anche personaggi del calibro di Joe Bananas, Carmine Galante, Santo Sorge, Frank Garofalo, Vincenzo Rimi, Cesare Manzella, Rosario Mancino. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta le sale dell’hotel sono state testimoni delle trame della politica culminate con la caduta del governo autonomista di Silvio Milazzo: la crisi esplose quando un deputato Dc, Carmelo Santalco, portò in aula la registrazione, fatta in segreto in una stanza dell’albergo, di un colloquio per la compravendita di un voto di fiducia. Da quel momento alle “Palme» prese il sopravvento una folla di personaggi dell’arte come Renato Guttuso e Giorgio De Chirico, del teatro come Tino Buazzelli e del mondo dorato del cinema come Vittorio Gassmann, Francis Ford Coppola, Al Pacino.

Dopo la gestione da parte del Banco di Sicilia (poi transitato in Capitalia e quindi in Unicredit), le Palme assieme a Villa Igea, un 5 stelle con 124 camere che si affaccia sul mare in uno scenario mozzafiato scelto anche per set cinematografici, finirono nelle mani di Acqua Marcia per poi essere messi all’asta, assieme al San Domenico di Taormina, acquistato di recente dall’immobiliarista Giuseppe Statuto per 52,2 mln. Ora la svolta. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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