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Un mutuo da 100 milioni costato il doppio

Un mutuo da 100 milioni costato il doppio la truffa della Nomura alla Regione siciliana

Sette indagati, maxi sequestro alla banca d’affari giapponese

Di Redazione |

PALERMO – Sono complessivamente sette gli indagati nell’ambito di un’inchiesta per truffa alla Regione siciliana, condotta dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Palermo che ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per 104 milioni di euro a carico della Banca d’affari giapponese Nomura International. Si tratta di quattro manager della sede londinese di Nomura: Armando Vallini, Andrea Giordani, Stefano Ghersi e Arturo De Visdomini; e di tre professionisti palermitani.. Le Fiamme gialle, su provvedimento del gip del Tribunale di Palermo, hanno proceduto ad eseguire nel capoluogo siciliano ma anche a Milano, Roma, Genova, Nuoro, Sassari, Grosseto ed Agrigento, il sequestro di 54 beni immobili e mobili registrati, quote societarie detenute in 13 società, disponibilità finanziarie e crediti finanziari, per un valore complessivo di 104.534.414 euro nei confronti dei responsabili obbligati in solido. LA TRUFFA Le indagini avrebbero accertato la responsabilità della Nomura in una truffa alla Regione siciliana, messa a segno attraverso la cartolarizzazione di crediti sanitari e operazioni di finanza derivata, con un danno di 175 milioni di euro. L’inchiesta ha origine dalla cessione di crediti per 630 milioni vantati diversi operatori sanitari (Asl e ospedali) nei confronti della Regione per forniture relative agli anni 1995, 1997 e 1998. In particolare dal 2002 le aziende si sono riunite in un consorzio che ha ceduto i crediti alla “Crediti Sanitari Regione Sicilia di Milano”, una società cosiddetta veicolo, emanazione della banca e con sede a Londra. Il contratto stipulato prevedeva che la Regione si sarebbe impegnata a pagare alla società cessionaria del credito un tasso di interesse molto più oneroso rispetto alle condizioni di mercato Le indagini mirano a individuare i politici che hanno portato a emettere i provvedimenti amministrativi che hanno ratificato l’accordo di cartolarizzazione, operazione che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata antieconomica e avrebbe creato un danno di 115 milioni alla Regione.   Il secondo filone di indagine riguarda, invece, riguarda la sottoscrizione di strumenti finanziari derivati tra la Regione e la Nomura PLC: la banca che ha vestito i panni sia di consulente che di controparte contrattuale. Secondo gli inquirenti, che hanno delegato complesse consulenze tecniche per fare luce sulla vicenda, il contenuto dei tre contratti sarebbe stato “gravemente squilibrato” ai danni della Regione che avrebbe subito un danno di 60 milioni. Gli indagati avrebbero taciuto circostanze fondamentali sul contenuto dei contratti facendo credere ai funzionari della Regione che si trattava di operazioni economicamente convenienti. L’inchiesta è stata condotta anche attraverso rogatorie internazionali che hanno accertato che parte dei guadagni illeciti sarebbe stata destinata dalla Nomura Plc a due società off-shore (con sedi in Irlanda e alle Isole Vegini) riconducibili a due professionisti palermitani. I due avrebbero intascato circa 20 milioni. CACCIA ALLE TANGENTI AI POLITICI Una parte delle somme è stata accreditata su banche svizzere per poi essere recapitata ai due professionisti. Si indaga per scoprire se la conclusione dei contratti sia stata “sponsorizzata” e agevolata da politici compiacenti coinvolti, se ciò fosse provato, in una maxi corruzione. Il sequestro disposto oggi è stato necessario per evitare che la Regione pagasse alla Nomura la rata semestrale di quasi 7 milioni in esecuzione di uno dei contratti finiti sotto inchiesta. IL MUTUO RADDOPPIATO Francesco Mazzotta, il comandante del nucleo di polizia Tributaria che ha condotto l’indagine, ha spiegato che «se si fosse acceso un normale mutuo con la Casso depositi e prestiti per ripianare i debiti della Regione verso le aziende sanitarie siciliane il costo dell’operazione sarebbe stato, come abbiamo accertato nel corso delle indagini, di 105 milioni di euro». «C’è un preventivo presentato che abbiamo acquisito. – aggiunge – Alla fine con quanto messo in piedi da intermediari e dalla Banca giapponese il valore dell’operazione è stata di 226 milioni di euro. La differenza è stata tutta a carico della Regione».

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