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Catania, il sito archeologico «Purità»

Catania, il sito archeologico «Purità» è diventato dimora per cani e senzatetto

La Soprintendenza assicura: «A breve controlli e lavori nell’area»

Di Samantha Viva |

Il complesso archeologico della Purità, soprattutto nell’area esterna antistante all’ex Centro sociale Experia, è un luogo di enorme importanza archeologica, sia per i ritrovamenti avvenuti lì nel corso degli anni, sia perché è una delle zone archeologiche più antiche della zona, interessato, nell’area relativa all’ex reclusorio e alla chiesa, da recente opera di riqualificazione. Eppure, questo cortile, per cui sono stati già stanziati fondi europei, è abbandonato a se stesso. In questa area spesso si accampano dei vagabondi con cani al seguito, addirittura c’è chi ne ha visti una decina, che hanno creato una vera e propria baraccopoli interna e non solo, di recente hanno anche aggredito uno studente in cerca di informazioni per la sua tesi, oltre ad allontanare in malo modo turisti e curiosi, che cercano di guardare all’interno del cortile dalla grande spaccatura presente sul muro. E’ successo qualche giorno fa, ma i residenti testimoniano che la situazione va avanti da mesi, all’interno del sito, da cui si accede attraverso una breccia nel muro, visibile salendo le scale di via Bambino. «Ogni sera disturbano con schiamazzi e qualche giorno fa hanno anche acceso un falo’ – continuano gli abitanti dei palazzi prospicienti al sito – non ci sentiamo sicuri, la zona è in mano ai punkabbestia; siamo stati più volte al Comune ma ci dicono che non è di loro competenza. Inoltre qui la vita è invivibile per i parcheggi, dimezzati dalla presenza degli studenti, insieme a quelli sottratti dai pazienti dell’ospedale Santo Bambino, per non parlare della casa di appuntamenti nella zona». L’assessore Orazio Licandro, ricorda che non è il Comune ad occuparsi delle aree archeologiche, ma la Sovrintendenza: «Non eravamo a conoscenza della gravità della situazione, chiederò pertanto ai vigili una verifica per quanto concerne la sicurezza, ma un eventuale controllo e sgombero compete alla Sovrintendenza». Da parte sua la Sovrintendenza, una volta allertata della presenza di questi ospiti abusivi, si è recata per un sopralluogo sul posto. L’architetto Giuseppe Sciacca, responsabile per la sicurezza e protezione civile, dopo la visita in loco ha riferito: «Abbiamo evidenziato che in effetti gli ospiti abusivi sono presenti all’interno con attendamenti, e non è la prima volta che nonostante la zona venga messa in sicurezza e chiusa, questi vagabondi riescono comunque ad entrare. In ogni caso i fondi europei per la riqualificazione dell’ex Centro Experia sono stati già stanziati e anche la gara d’appalto è stata assegnata alla ditta aggiudicataria. Poi è nato un contenzioso con un’altra ditta e si è bloccato tutto. La vicenda dovrebbe concludersi a fine agosto, se il Tar si pronuncerà con una sentenza. A quel punto, dunque – conclude l’architetto – si inizieranno i lavori e se necessario procederemo allo sgombero, e in ogni caso l’area verrà messa definitivamente in sicurezza». La trasformazione riguarderà in sostanza l’ex cinema e l’auditorium e di conseguenza sarà previsto un progetto di riqualificazione anche per il cortile esterno, e trattandosi di fondi comunitari, quindi a scadenza, e peraltro già stanziati, c’è da credere che i lavori inizieranno davvero molto celermente, sempre che non si vogliano perdere i fondi. LA STORIA Ripercorrendo un po’ la storia di questa parte archeologica così importante, ci si rende subito conto che la questione negli anni ha generato diverse diatribe. Partendo dalla chiesa della Purità, che fa parte di un complesso adibito a reclusorio e riedificato dopo il devastante terremoto del 1693, che rase al suolo l’edificio preesistente, e la parte relativa al vecchio oratorio, nascono i primi problemi. Storicamente l’incarico di edificare la chiesa fu affidato a Francesco Battaglia e il prospetto risale al 1775. In epoca fascista tutto il complesso fu utilizzato come scuola e palestra della gioventù fascista, oggi sede della scuola Manzoni. Nello spiazzo interno erano state progettate due aule a ventaglio per il polo didattico di Giurisprudenza i cui lavori furono bloccati nel maggio 2001 data l’importanza archeologica del sito, e solo dopo una lunga battaglia legale, a cui parteciperanno anche i ragazzi dell’ex Centro Sociale Experia, che fondarono un Comitato Antico Corso, le autorizzazioni arrivarono. In questa zona gravita anche l’area ex Experia e Purità, visibile da una grossa apertura nel muro, percorrendo via Bambino. Questo cortile, fino al 2005 si era detto che sarebbe dovuto diventare un parco: “il Giardino dei Ricordi”. Per capire meglio l’importanza del complesso dell’ex reclusorio, dobbiamo ricordare come questo sorga su una parte della collina Montevergine, delimitata dalle vie S. Maddalena, Plebiscito, Bambino, Purità e Marziano. Nacque dalle iniziative di assistenza alla popolazione, finanziate dal clero. «Il sito nel quale si erge il complesso – spiega l’archeologo Antonio Tempio – venne scelto dai greci per la fondazione della città. Qui si pensa siano stati rinvenuti resti delle mura normanne, di una torre aragonese, appartenente alla cinta muraria cittadina, e di una villa romana, che era interessante anche per la presenza unica di affreschi e mosaici significativi». L’Antico Corso doveva quindi diventare un grande polo universitario, una riqualificazione che sarebbe dovuta avvenire prevedendo però anche i parcheggi, i servizi e le infrastrutture base per il quartiere. Il bando di riqualificazione risale al 1998, ad opera dell’Università di Catania, e fu redatto dall’architetto De Carlo, ma i lavori, partiti nel 2000, furono bloccati nel 2001, perché i fondi europei che erano stati veicolati parlavano di una riqualificazione urbana di quell’area, che come si fece notare, in testa il Comitato Antico Corso e Legambiente, non miglioravano in nulla il quartiere e inoltre prevedevano la distruzione di reperti archeologici. La Sovrintendenza non escluse la possibilità di trovare in corso d’opera resti significativi, ma dichiarò successivamente che si trattava solo di materiali di risulta derivanti da una presunta discarica del Principe Biscari. L’Università, proprietaria dell’immobile dal 1996, decise di continuare i lavori. Si chiese quindi una variante in corso d’opera, ma l’Università si oppose e vinse il ricorso, con la motivazione che la Sovrintendenza aveva dato parere favorevole. Infine il progetto definitivo di riqualificazione, per un importo pari a 90mila euro, è stato approvato dalla Sovrintendenza, nel maggio 2010. L’intervento di recupero e restauro ha interessato solo i prospetti e la messa in sicurezza della facciata della chiesa, oltre a migliorie interne, e si è concluso nel 2012, ma i bellissimi locali non sono mai stati utilizzati, pur essendo nati come opera prima del nascente polo universitario.

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