Notizie Locali


SEZIONI
Catania 9°

Enna, città di Demetra, testimonanze storiche da Cicerone a Goethe-

Enna, città di Demetra, testimonanze storiche da Cicerone a Goethe-

Di Rosario Patanè |

Nel I secolo due fonti letterarie d’eccezione, Cicerone e Diodoro, un romano e un locale, danno grande importanza al santuario di Demetra e Kore a Enna.

Cicerone dà grande importanza al santuario di Enna, dove Cerere «è nata e ha scoperto i cereali»; e Cicerone parlava con cognizione di causa, dal momento che egli stesso era stato iniziato ai misteri di Eleusi. Racconta diffusamente il ratto di Kore nei boschi di Enna, il profondo antro rivolto a Nord da dove balzò fuori Plutone sul suo cocchio, il lago che si formò dove si inabissò nel sottosuolo. Nell’elencare i misfatti di Verre nel santuario, Cicerone dà una descrizione dei luoghi e di opere d’arte ivi conservate.

Diodoro a sua volta dà un ampio racconto del rapimento di Kore e dei luoghi del mito. L’umanesimo vide un fiorire di studi sull’antichità classica. Nel 1558 fu pubblicata la prima edizione del «De rebus siculis» di Tommaso Fazello, benedettino di Sciacca, con una descrizione topografica della Sicilia, che percorse in lungo e in largo. Nel 1619 apparve la «Sicilia antiqua» di Filip Cluver, polacco, di Danzica.

Partendo dalla lettura dei classici, cominciano a interessarsi ai luoghi del culto di Demetra, Enna e dintorni del lago di Pergusa; perlustrano l’area del lago e segnalano resti di antichità. Vincenzo Littara, netino, ecclesiastico, una delle più interessanti figure dell’umanesimo siciliano, arrivò a Enna con diversi contratti per curare l’istruzione di rampolli di famiglie locali; evidentemente l’élite locale riteneva opportuno investire denaro nell’istruzione di tipo umanistico dei suoi ragazzi. Littara ebbe anche l’incarico per una Storia di Enna, presentata nel 1587. Mette sistematicamente l’accento su due temi: la grande antichità della città e l’importanza del culto di Demetra/Cerere. Per il secondo punto, il testo di Cicerone non lascia dubbi. Per il primo, la motivazione è politica: la storiografia municipalistica siciliana dell’epoca riteneva di poter accrescere il potere contrattuale delle singole città, nei confronti della corte viceregia, trovando testimonianze della loro antichità basate sull’autorità dei classici; esattamente come, per il rango delle persone, era importante stabilire a quando risaliva la nobiltà della famiglia. Enna era stata da sempre famosa per il tempio di Cerere e per essere stata il luogo del rapimento di Proserpina.

La Storia di Littara rimarrà manoscritta sino agli albori del XXI secolo, ma sarà usata da tutti i successivi storiografi locali. Da questo momento rimarrà una costante il riferimento alla «città di Demetra»; e il legame con il lago di Pergusa, che al mito di Demetra risulta collegato. La cultura europea del XVIII secolo cercava le proprie radici nell’antichità classica. Il fenomeno del Grand Tour porta esponenti della cultura europea a visitare le località dell’Italia e della Sicilia legate al passato classico, portando l’attenzione sulla memoria dell’antico. Enna normalmente rimane fuori dai percorsi del Grand Tour: solo pochi viaggiatori d’eccezione, o spedizioni scientifiche, si spingono tanto all’interno alla ricerca dei luoghi di Demetra; protagonisti del Grand Tour sono giovani, accompagnati da un erudito di professione con funzione di pedagogo (ci si appoggiava ovviamente a percorsi codificati).  

Goethe nel 1787 aveva deciso di attraversare l’interno della Sicilia proprio per vedere i campi di grano, per rendersi conto del rapporto di Demetra con l’Isola. «Non si tratta di pianure molto vaste, bensì dorsi di montagne e di colline in lieve pendio, completamente disseminate di frumento e d’orzo, che offrono allo sguardo una massa ininterrotta di fertilità. Il terreno dedicato a questa coltura è così intensamente sfruttato e risparmiato, che non si vede mai un albero; perfino i piccoli gruppi di case e i casolari sorgono tutti sul dorso delle colline, dove una serie di rocce calcaree rende il terreno incoltivabile». Tuttavia, l’ambiente dell’epoca è tale che lascia Enna con il giuramento di non scegliere più come meta un nome mitologico. Le spedizioni scientifiche della fine del XVIII secolo – Houel, Denon – arrivano, forti della lettura dei classici e fornite di lettere di raccomandazione per l’élite colta. Esprimono delusione sia per il livello di quest’ultima, sia per i monumenti che non trovano. La fase medievale, con i lavori per la realizzazione del castello e delle fortificazioni relative, aveva stravolto la parte alta del monte. L’area del lago era ridotta ad un’immonda palude (anche per la pratica della macerazione della canapa). L’ambiente ovviamente non era più quello che aveva fatto attecchire gli studi di Littara.  

Tra gli ultimi anni del XIX secolo e i primi decenni del XX, con l’attività di Paolo Orsi comincia l’archeologia scientifica a Enna e nell’area del lago di Pergusa. Nell’osservare che nei secoli VIII-VI a. C. le colline attorno al lago dovevano essere «assai più fittamente abitate, che oggi non sieno»; parla di necropoli «spogliata dai villani che ne trassero materiali in piccola parte ceduti al Museo della Matrice in Castrogiovanni, o messi in commercio», accenna alla tipologia funeraria e al tipo di materiali.  

Le osservazioni del 1898 costituiscono un lucido punto di partenza: le indagini successive vanno avanti su questa linea. Nel caso di Enna la continuità di vita ha portato ad una ripetuta asportazione di stratificazioni archeologiche, fino ad intaccare la roccia: sono molto rari i casi in cui è stato possibile recuperare lembi di stratigrafia. Ben diversa invece appare la situazione nell’area circostante; Enna in fondo fa sistema con l’area del lago di Pergusa, l’unico specchio d’acqua nella Sicilia interna. Cominciamo a vedere una serie di abitati che si vanno trasformando sotto l’influsso delle città greche della costa, nell’ambito dello sviluppo economico e culturale determinato da queste nuove presenze. In questo ambiente si sviluppa anche il culto di Demetra, secondo il modello del cosiddetto santuario di frontiera.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti: