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La lavandaia-tata di Bergoglio? «È catanese ecco le prove»

La lavandaia-tata di Bergoglio? «È catanese ecco le prove»

Dal racconto intimo del Papa all’appello di una famiglia siciliana: «Andremo fino in fondo»

Di MARIO BARRESI |

Il cronista si è appena materializzato all’ingresso della loro casetta di via Paratore, un angolo di grazioso calore in mezzo a intonaci sgarruppati. Il caffè è pronto. E pure la premessa: «L’abbiamo cercata, ma guardi che questa cosa qui non è sicura. Ma abbiamo le carte, tante prove che ci danno più di una conferma». Allora, «questa cosa qui» è l’ipotesi che Maria Conception Minuto – la lavandaia-tata citata da Papa Francesco in un dolcissimo ricordo d’infanzia – sia una catanese emigrata in Argentina. «Nostra zia, che abbiamo conosciuto durante un suo soggiorno in Sicilia», sostengono i presunti nipoti della donna che al piccolo Bergoglio raccontò la «bedda Sicilia».   L’intimo racconto del Pontefice, consegnato al supplemento del giornale argentino Clarín, fu anticipato dal nostro giornale nell’edizione dello scorso 27 luglio. «Quando lavava ci insegnava molto, parlava della guerra e di come si coltivava in Sicilia, della povertà e della fame», la descrive Bergoglio. Dopo averla persa di vista per decenni, la rincontrò da prete. E la donna, prima di morire gli regalò una medaglia che il Papa indossa ancora. «Abbiamo letto quell’articolo e poi aperto una scatola con tutti i ricordi familiari», dice Pippo Minuto, ex capitano di lungo corso della marina mercantile. Che assieme alla moglie Lucia Greco è partito dalla pagina del nostro giornale per un viagI gio nella macchina del tempo. Carte, lettere, fotografie, racconti dei parenti più vecchi. E documenti. «Mio padre, Manuel, è il fratello di Conception Maria Minuto». Partirono all’inizio del Novecento per l’Argentina Domenico (“Domingo”) Minuto e Maria Guarnera. Ed ebbero quattro figli: Antonio, Emanuele “Manuel”, Maria Conception e Giuseppina. «Arrivarono a stare bene – dice il signor Pippo – perché mio nonno mi raccontava di una fazenda che ci voleva un giorno a cavallo, per girarla tutta». Poi, però la nostalgia canaglia.   «Forse dei masculini da magghia – ironizza l’ex ufficiale – che a Buenos Aires non c’erano». Nella scatola magica della famiglia c’è una carta d’imbarco della “Navigazione Generale Italiana”, con la data del 24 marzo 1919. Un biglietto da Buenos Aires a Genova, 23 giorni di viaggio in terza classe per i genitori, i quattro figli e il nonno materno Emanuele Guarnera. Concezione viene imbarcata dichiarando l’età di quattro anni e mezzo, quindi è presumibile che sia del 1914 o del ‘15. «Mio padre non tornò in Argentina, pur essendone diventato cittadino. Combattè una guerra per una patria che non era più la sua. Poi fece il tipografo a “La Sicilia” e infine una carriera da esemplare funzionario dell’Inam». Il destino di Manuel Minuto si separò da quello della sorella Concezione, «che nel frattempo si sposò ma perse il marito in guerra e tornò in Argentina con due figli» (stesso particolare raccontato dal Papa nell’intervista). In una lettera scritta a Buenos Aires il 19 maggio del 1952 si firma «sorella Conception» e descrive incontro con Eva Peron, che l’aiutò «a trovare un collegio per Francisco e Maria». Uno spaccato di vita argentina di quegli anni: «I auti (le auto, ndr) sono a mille a mille». Le lettere narrano anche della vita da lavandaia e cameriera «nelle case dei ricchi».   E recano il mittente: Conception Maria Minuto, Calle Lucarra 3700 Villa Salvati Pubellon, Buenos Aires. Nella scatola dei ricordi una foto del figlio di Conception, Francisco, il giorno del matrimonio. E due polaroid scattate a a Taormina, nel 1978. «Quell’anno zia Conception tornò: aveva paura di quello che succedeva lì, era l’epoca dei desaparecidos e dei carapintada. Ma è anche il periodo in cui Papa Francesco dice di averla persa di vista. Tornò in Italia, aveva “un gancho per un lavoro a Roma”. Ma poi ripartì per l’Argentina, dai suoi figli. Era una donna sensibile e piena di energia», racconta Minuto. Poi nulla. Un lungo vuoto, «anche perché mio padre non era un grande scrittore di lettere e noi cugini non continuammo i contatti». Nessuna notizia della zia-lavandaia, fino a quella pagina de “La Sicilia”. «Mettetelo anche su internet, il nostro appello: se ci sono i suoi figli e nipoti in Argentina, ci contattino tramite il vostro giornale o alla mail texgraf@libero. it». La famiglia Minuto, che ha allevato altri due brillanti figli – Manuel Moreno e Flavio, entrambi ufficiali in Marina – aspetta notizie. E una delle due nuore aspetta un figlio: lo chiamerà Francesco. E vorrebbe incontrarlo, Bergoglio. «Ma è devota al Papa, l’ha scelto prima di leggere quell’articolo», ci dicono. twitter: @MarioBarresi

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