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Ricciardo il «missile» che viene dai Nebrodi

Ricciardo il «missile» che viene dai Nebrodi

Viaggio a Ficarra tra i parenti del pilota australiano di Formula 1, nuova stella della Red Bull

Di Alberto Cicero |

FICARRA – «Vede, qui Francesco Ricciardo teneva il mulo». Un piccolo locale per gli animali, annidato tra i vigneti e gli uliveti di una terra che ad un certo punto, lo scorso secolo, smise di alimentare le famiglie di Màtini, una piccola, isolata, contrada di Ficarra – splendido paese dei Nebrodi – dove gli orologi anche nel terzo millennio camminano in maniera completamente diversa. Francesco, sei fratelli, decise di averne abbastanza della fame e delle privazioni di una vita tutta basata sul lavoro in campagna. Il richiamo di un mondo che si apriva al futuro molto più velocemente di quelle antiche colline, era fortissimo. Un mondo che prometteva una vita sì di duro lavoro ma che poteva finalmente permettere alle nuove generazioni di guardare avanti con una speranza diversa. Una nuova vita, quindi, in un nuovo mondo, l’Australia.   Così Francesco Ricciardo a metà degli anni Cinquanta, si lascia alle spalle il suo mulo, il silenzio immortale e la dolcezza struggente della sua terra e attraversa il pianeta per stabilirsi a Perth. Ha già dei figli, tra cui Giuseppe, 10 anni. Pippo, quindi, per tutti, ma che in Australia diventa… Joe. Joe lavora duro, come gli ha insegnato papà Francesco. Fa il meccanico; con i primi guadagni riesce a comprare una macchina per movimento terra e comincia a diventare un imprenditore di successo. Il lavoro è duro ma almeno remunerativo. Conosce una ragazza figlia di emigrati calabresi: Grazia, a sua volta diventata Grace. La sposa e ha due figli: Michelle e Daniel.   Ecco. La saga della parte della famiglia Ricciardo che ha osato attraversare gli oceani, è giunta al punto saliente. Daniel è proprio lui: Daniel Ricciardo: 25 anni, astro nascente della Formula 1, lo spettacolo più globale del… globo terracqueo. Quel Daniel che ha annichilito il suo compagno quadricampeon Vettel ed è l’unico a insidiare (con i suoi 3 Gp vinti quest’anno) addirittura i «missili» Mercedes per la conquista del titolo mondiale. Pippo e Grazia (o, se preferite, Joe e Grace) domenica scorsa erano in Belgio per gustarsi la terza vittoria in Formula 1 del loro straordinario Daniel. Spa è circuito che laurea. Non si vince nelle Ardenne se non si hanno gli…attributi al posto giusto. Come scoprirono i Marines nel ’44 che vinsero una battaglia cruciale per spegnere lì, tra quei boschi, l’ultima resistenza della follia nazista. Molto lontano dall’Australia e dalle Ardenne, a Ficarra, «Nebrodishare», domenica scorsa tutto il paese viveva momenti indimenticabili, gioiendo contemporaneamente a quelli che per loro saranno sempre Pippo e Grazia. Perché è proprio lì, dove ebbe inizio la lunga marcia della famiglia «Cappiddazzu» verso una vita più agiata, che la «Ricciardomania» sta dilagando. «Il Fan Club Daniel Ricciardo Ficarra – spiega il suo attivissimo presidente, Nunzio Calabrese – conta già circa cento soci. L’abbiamo fondato a marzo scorso per sostenere Daniel, un ragazzo eccezionale, spontaneo, solare e semplice proprio come si vede in televisione. Adesso il club, ospitato da un altro grande appassionato come Fernando Lopis, si sta mobilitando per seguire Daniel. Saremo a Brisighella per la consegna (che si è svolta ieri n. d. r.) del premio Bandini a Daniel e domenica prossima a Monza. Ne siamo convinti, Daniel diventerà campione del mondo. Pippo, suo papà, ha disputato qualche rally in Australia e ha voluto raggiungere una posizione agiata proprio perché Daniel potesse correre con le auto. Daniel pilota di F. 1 è in qualche modo un “prodotto” della grande passione di Pippo che è talmente riservato e geloso della vita privata della famiglia che preferisce non comparire mai».   Pippo e Daniel sono mai tornati in Italia? «Sì, Pippo viene spesso, l’ultima volta nel settembre 2012. Daniel 18 anni fa, quando ne aveva solo sette». In quelle case di Màtini, incastonate nei Nebrodi, che sanno di antico e di genuino come il vino di queste parti, i Ricciardo sono ancora tanti. Ci sono ben 29 famiglie, a Ficarra, che portano questo cognome. In quella contrada dove il tempo segna in questi giorni, come tradizione impone, il momento per preparare la salsa per l’inverno e le botti per la vicina vendemmia, vive ancora la generazione dei Ricciardo da cui si staccò Francesco (che oggi ha più di ottant’anni). Ci accompagnano in viuzze di campagna. Calabrese è il nostro lasciapassare per superare la naturale ritrosia di gente semplice e riservata. Una signora ci indica una casa. «E’ quella dove abitava Pippo sino a quando suo papà non gli disse di raggiungerlo». E’ in ristrutturazione da parte dei nuovi proprietari, amici di famiglia. Altri passi tra gli olivi secolari. Qui la parola frenesia non è neanche nel vocabolario. Ecco la casa di Francesco. Ci accoglie Maria Ricciardo, 72 anni, sorella di Francesco. Non ama parlare, sta preparando le bottiglie di salsa, ma quella vita se la ricorda bene: «Vivevamo in nove in due stanze, noi fratelli con mamma e papà. Quelle là, poi siamo riusciti a costruire altre stanze. Francesco lavorava in campagna». La casa è semplice, modesta. Ma sa di dignità.   Con lei altri parenti, che la aiutano in quelle operazioni compiute lentamente. Non assomigliano proprio a un pit stop… «Daniel? L’ho visto prima qui e poi una volta in Australia. Era un figghiolo tosto… ». Più giù, a Brolo, vive Antonino Ricciardo, 78 anni, un altro fratello. Ha fatto il tassista e l’autista di camion. Ci accoglie con un sorriso aperto: «Qui, a furia di farmi i complimenti per Daniel, finiranno per staccarmi la mano…. Sono felice per Daniel, con mio fratello Francesco ci sentiamo ancora spesso, e ieri anche con Grazia; siamo tutti orgogliosi. Chissenefrega della Ferrari…. Mi interessa che vinca mio nipote, seguo le gare ma solo adesso per Daniel. In questi giorni lo inconterò a Brisighella e sono felice. Ora tutti i ficarresi sono tifosi di Daniel». Proprio come Nino Catena, un altro amico di famiglia partito per incontrare il piccolo grande Daniel: «Siamo tutti molto orgogliosi di lui». A Ficarra è scoppiata la «Ricciardomania » ma questo non è paese qualunque. «Qui Lucio Piccolo si incontrava con Tomasi di Lampedusa – dice l’assessore al Turismo, Nino Indaco – per un sodalizio culturale fecondo che viene ricordato da una statua che li ritrae assieme e viveva lo scrittore Girbino che era addirittura un po’ il “ghost writer” di Marinetti e del Futurismo». «Ficarra – chiosa il sindaco, Basilio Ridolfo – ha vissuto tre grandi stagioni migratorie.   La prima a fine ‘800 verso le Americhe, poi verso l’Australia e infine in Italia, a Vigevano per lavorare nelle fabbriche di scarpe. La terra non dava più da mangiare e il paese si svuotò. Siamo rimasti 1500 ma in tutto il mondo saranno almeno altri diecimila i nostri concittadini emigrati. Oggi il paese vive di terziario e puntiamo sempre più sul recupero del centro storico in chiave enogastronomica. Abbiamo un olio pregiato ma adesso il nostro miglior prodotto è Daniel e chissà che non ci possa aiutare tanto…». Lo farà certamente, perché fra i quasi 700 cavalli motore rombanti della Red Bull di Daniel c’è sicuramente anche il ricordo – e la caparbietà – di quel vecchio mulo di nonno Francesco.

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