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Catania, il Consiglio comunale dice sì

Catania, il Consiglio comunale dice sì al registro dei «Catanesi per nascita»

Bianco: «Chi nasce qui stessi diritti e doveri degli altri cittadini»

Di Redazione |

La scelta è simbolica ma di grande impatto sociale. Il Consiglio comunale di Catania ha infatti approvato all’unanimità l’istituzione di un registro dei «Catanesi per nascita» nel Servizio anagrafe del Comune. La delibera, presentata in aula dal vicesindaco Marco Consoli, è stata approvata con 24 voti favorevoli su 24 presenti. «Così come avevamo promesso – ha dichiarato in una nota il sindaco Enzo Bianco – abbiamo fatto tutti e fino in fondo la nostra parte per portare a compimento questa battaglia di civiltà. Una scelta che in Italia ha visto come capofila l’attuale sottosegretario alla Presidenza del consiglio Graziano Delrio, ai tempi sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci, e che poi ha visto l’adesione, in rapida successione, di più di 250 grandi e piccole città italiane, da Milano a Torino, da Bologna a Napoli, da Pordenone a Crotone fino a Salerno e Siracusa». «Sono convinto del fatto – ha aggiunto Bianco – che chi nasce qui debba avere gli stessi diritti e gli stessi doveri degli altri cittadini. Ritengo che il non considerare un nostro concittadino chi è nato e vissuto a Catania sia non soltanto un’ingiustizia, ma una vera e propria sciocchezza. Ecco perché voglio ringraziare il Consiglio comunale, in particolare i consiglieri di maggioranza, per aver approvato questa delibera così importante». «Si tratta di un atto – ha detto il vicesindaco Consoli – dal fortissimo valore simbolico, perché mira al pieno inserimento nella nostra Comunità dei figli dei migranti nati a Catania, da genitori residenti, ma che non hanno ancora compiuto i 18 anni, ovvero l’età necessaria per ottenere la cittadinanza italiana. Il documento – ha continuato Consoli – vuole anche spronare il legislatore nazionale, così come hanno fatto altri comuni, a favore dello ius soli, anche sulla base della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e della Convenzione europea sulla nazionalità. È assurdo infatti non riconoscere la cittadinanza ai minori che vivono nelle nostre città, frequentano le nostre scuole, parlano la nostra lingua».

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