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Crollo palazzo LojaconoProsciolto ex sindaco Zambuto

Crollo palazzo Lojacono Prosciolto ex sindaco Zambuto

Rinviate a giudizio per crollo e disastro colposo nonché omissione di atti di ufficio altre nove persone tra tecnici e imprenditori. L’edificio secentesco crollo la notte del 25 aprile di tre anni fa

Di Fabio Russello |

Il gup del Tribunale di Agrigento Ottavio Mosti ha prosciolto l’ex sindaco di Agrigento (nonché attuale presidente dell’assemblea regionale del Pd) Marco Zambuto nel processo scaturito dal crollo avvenuto il 25 aprile del 2011 del palazzo Lojacono nel centro storico di Agrigento. Zambuto aveva scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato. Il giudice ha invece rinviato a giudizio altre nove persone che hanno scelto il rito ordinario accusate a vario titolo di crollo e disastro colposi e di omissione di atti di ufficio «per avere posto in essere condotte colpose perché negligenti, imprudenti ed imperite, per l’oggettiva assoluta inidoneità tecnica dei progetti di lavori solo dichiaratamente finalizzati alla messa in sicurezza, per la inanità delle opere concretamente eseguite, insufficienti mal fatte ed inadatte al fine, per la lunghezza estenuante delle operazioni articolatesi in interventi abborracciati e privi di una seria logica di progetto». Il processo comincerà il 17 novembre prossimo davanti la prima sezione del Tribunale di Agrigento per Giuseppe Principato, capo dell’Utc di Agrigento, Calogero Tulumello, funzionario comunale, Attilio Sciara, capo della Protezione civile comunale, Gaspare Triassi, Marcello Cappellino e Andrea Patti, componenti del collegio di progettazione e di direzione dei lavori urgenti per la messa in sicurezza dell’edificio, nonché Giuseppe, Calogero e Carmelo Analfino di Agrigento, tutti e tre esponenti della ditta Edil.Co.A, appaltatrice dei lavori. “Non nascondo di avere pianto – ha commentato a caldo Marco Zambuto – ringrazio il Signore, sono sereno ed emozionato”. Zambuto si è dimesso dalla carica di sindaco di Agrigento nel giorno scorso in seguito ad una condanna a due mesi per una vicenda relativa ad alcuni incarichi assegnati nei mesi precedenti la campagna elettorale del 2012 che poi lo vide rieletto.

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